sabato 17 dicembre 2011

Amazing Grace @ L'archivio 14

L'Archivio 14 è un piccolo spazio in una via di poco transito dove è possibile ascoltare buona musica in versione "familiare". Questa l'esperienza vissuta la sera del concerto di Simona Rizzi. Amazing Grace e' un duo composto da Simona Rizzi (voce) Fabiano Lelli (chitarra acustica) al quale si è unito per l'occasione Flavio Ianiro (Sax). Si respira aria di blues e soul attraverso brani storici di molti generi diversi.
La voce di Simona Rizzi riempie la sala e la scalda con la sua sonorità avvolgente, così come la chitarra di Fabiano Lelli riempie gli spazi di sonorità armonico ritmiche ricche di fantasia e di sorrisi. Impeccabili e genuini poi gli incisi di Flavio Ianiro inseriti con sapienza per regalare al pubblico improvvise e calde emozioni.
Simona è timida e, come sempre, agitata prima di salire sul palco, in due parole mi regala tante sensazioni, il suo desiderio di crescere, la voglia di cantare, il progetto Amazing Grace che le fa brillare gli occhi. Mi regala due parole sul suo rapporto con la musica e su chi, con amore, la ha avvicinata a questo mondo e nella commozione, celata dietro agli sguardi distolti, scorgo l'animo puro e fragile di una cantante che seguo in silenzio da un paio di anni. Ho ascoltato la sua voce diverse volte, in progetti e formazioni differenti, con stilli e generi apparentemente distanti; ma ho dovuto aspettare che salisse sul palco questa sera, dopo averci parlato perché tutto si ricomponesse e finalmente acquistasse una sua forma unica. Simona Rizzi ha il potere di trasmettere le sue emozioni lasciando percepire quel fondo di timida incertezza iniziale per arrivare al nucleo in modo potente determinato, nel canto è facile emozionarsi a volte è anche facile far emozionare, ma è decisamente meno facile trasmettere le proprie emozioni tanto da renderne partecipi gli altri. E questo è un dono che Simona ha condiviso con noi tutta la sera e tutta la sera lo ha fatto con un sorriso sereno e genuino che si rifletteva sui volti dei suoi compagni di viaggio. Colpisce infatti vedere i musicisti cercarsi con gli occhi e sottolineare i passaggi con dei sorrisi. Fabiano Lelli sembra dialogare con la sua chitarra e ridere con gli altri come se stessero raccontando storie; segue le note con le espressioni del volto opportunamente tirate o compiaciute, trasmettendo sempre una grande voglia di fare musica insieme. Anche Flavio Ianiro, sassofonista dal tocco newyorkese, ha regalato attraverso delle sonorità ricche di entusiasmo mille facce di una stessa emozione: Amazing Grage.

martedì 29 novembre 2011

Patrizio Maria @ Sir Daniel

Sottovoce è la rassegna proposta dal SirDaniel, un piccolo pub nascosto ma molto frequentato. L'iniziativa è geniale e la musica viene fuori da sola. Sottovoce è un'iniziatica unplugged dove voce e strumenti sussurrano il loro suono garantendo un impatto zero con il vicinato, ma soprattutto grande qualità nelle esecuzioni. Così ascolto un inedito Patrizio Maria, armato solo di una chitarra acustica (muta). Fa tutto da solo proponendo la sua tradizionale allegria, i suoi colori esplosivi e sussurrando le sue canzoni dai testi mai banali. Un altro modo di ascoltare un artista che già è padrone indiscusso della scena romana, un modo diverso, più intimo e profondo. Non c'è amplificazione, non c'è il gruppo, non c'è il microfono: non ci sono filtri. Patrizio lo sa e si mette in gioco senza maschere. E' sempre grande.

Brasil Night @ l'Archivio 14

La voglia di Brasile che si dibatte tra saudagi e allegria spicca nella serata all'Archivio 14. La piccola Luna A. Whibbe canta, scherza e vibra fino a far perdere nel ritmo ognuno dei presenti. E' voglia di ballare, di lasciare che il corpo si esprima in ogni sua forma. Alle percussioni un tradizionale e quanto mai carico Flavio Vargas Dos Santos (flavinho) con tanta voglia di giocare e con il desiderio di presentare i suoi Os Batuqueiros (meravigliosi percussionisti freestyle incompatibili tuttavia con la signora del primo piano).

La semplicità, la gioia, la carica e i sorriso lasciano chiudere la giornata nel modo migliore, ed è quello che ci portiamo a casa da questa esperienza.

venerdì 4 novembre 2011

LA VOCE DELLA LUNA @ THE PLACE

La voce della Luna, omaggio ufficiale ad Alex Baroni.

Ci sono parti di un concerto che non si possono ascoltare con le orecchie, ci sono testi che non colpiscono solo per le loro parole, ci sono stacchi musicali che non si sentono solo per la particolare armonia. Tutto questo era racchiuso nella piccola sala del "The Place" la sera che ha presentato il suo progetto "La voce della luna". Chi ha avuto, come me, la fortuna di essere presente non ha assistito ad un concerto, non ha "consumato" uno spettacolo con il desiderio consumistico così fortemente instillato dall'era moderna. No, non era un concerto, non era una jam, non era una rassegna non un festival. Difficile da raccontare l'aria che si respirava nell'affollatissima sala dove tutti sembravano uniti, amici di sempre come i componenti di una stessa grande famiglia. Forse questo si respirava prima di tutto: l'indiscutibile potere della musica di travalicare ogni schema, di travolgere le rigidità, di comunicare al di sopra di qualsiasi modalità affidata alle parole.
Sul palco si sono alternati decine di artisti, ognuno in grado di regalare mille emozioni con la disarmante semplicità di chi non si esibisce per il consenso degli altri ma per il piacere di essere presente e di mettere la propria arte a disposizione di tutti.
La semplicità, la familiarità, l'umiltà unite ad una indiscussa bravura e professionalità hanno contribuito a rendere questa serata qualcosa di davvero magico. Non un concerto dunque, ma un'esperienza di vita per la quale si devono ringraziare tutti gli artisti e tutti i presenti che hanno saputo partecipare con un calore ed una semplicità davvero rari. Ognuno ha fatto la sua parte conservando un'intesa corale con tutto lo svolgimento della serata tale da rendere ogni passaggio sempre più emozionante. Ho visto trasparire dagli sguardi tutto l'affetto e l'amore per Alex, le voci emozionate, le note esitate anche dai musicisti più esperti, il desiderio di esprimersi, la voglia di giocare, la grinta, l'amarezza, la poesia, la curiosità, la forza, l'unione, tutto insieme non solo sul palco ma anche nell'angolo più remoto della sala. Tutto questo, nelle mille emozioni che lascia dentro, dimostra che la musica è ancora viva, che questa città ha un potenziale esplosivo in grado di coinvolgere e travolgere più di ogni grande artista commerciale. Vorrei ringraziarvi uno ad uno, vorrei dirvi guardandovi negli occhi quanto siete stati "grandi" e quanto avete saputo trasmettere. Ringrazio per tutti Alessandro Sanna che con il suo tam tam inconsapevolmente ha incrociato il mio percorso e mi ha regalato una delle serate più belle e più forti degli ultimi anni. Questa la magia, questo il mistero, questa la musica.


© 2011 sMacchianera

venerdì 30 settembre 2011

Gruppo Rappresaglia Artistica (GRA) @ Città dell'Altra Economia

La Città dell’Altra Economia, all’interno del Campo Boario di Roma, ha visto martedì 20 settembre l’esordio ufficiale del Gruppo Rappresaglia Artistica, collettivo di artisti residenti nella capitale, diversissimi tra loro, costituitisi la scorsa primavera come “Artisti Romani Per il Sì” con un’iniziativa a sostegno dell’ultima campagna referendaria, oggi rinati come “G.R.A.” e pronti a prestare opera nei luoghi di Roma – e non solo – ove vi sia un’emergenza civile, sociale, politica. Con il filo solo apparentemente generico della necessità di un ripensamento dei consumi, dei ritmi e delle condizioni di lavoro e produzione, di una convivenza sociale che sia il più possibile cosciente e consapevole, si sono avvicendate,le performance più varie, senza soluzione di continuità e con un certo gusto per la sorpresa e lo “schiaffo” estetico per tenere alta la soglia di attenzione a dispetto di tempi morti e inconvenienti tecnici, prevedibili con una compagine tanto nutrita su un palco dalle dimensioni ridotte.

In apertura le trame elettroniche di Roberto Fega, con le voci e le cronache dei recenti “riots” londinesi, e a seguire il jazz avventuroso del quartetto di Pasquale Innarella & Francesco Lo Cascio, il folk introspettivo e aperto all’improvvisazione degli Elcaset di Felice “Furia Elettrica” Lechiancole, Cristiana Vignatelli, Giulio Maschio e Alberto Popolla, la lettura “piana” e sanamente antiteatrale di un uomo di teatro qual è Antonio Sinisi, la canzone d’autore lunare di Antonio Pignatiello (nei suoi Alter Clan militano o ricompaiono come ospiti molti dei musicisti che si sono esibiti nelle formazioni precedenti). Lasciando spazio ad alcuni interludi e combinazioni atipiche, come Rosa Matina, un classico della tradizione siciliana, proposto da un trio estemporaneo di vibrafono (Lo Cascio), chitarra acustica (Adriano Lanzi) e voce (Bianca “la Jorona” Giovannini, un’interprete felicissima della canzone popolare romana con gli occhi bene aperti sulla modernità) o Padrone Mio, un classico di Matteo Salvatore in cui pathos e urgenza politica sono ravvivati da una lettura postmoderna per voce (ancora la Jorona), elettronica (Fega) e rigorosi interventi free (la chitarra di Lechiancole e il clarinetto di Popolla).

Un calderone, un laboratorio vivo e molto promettente nell’insieme, che ha certamente bisogno di essere rodato e limato (fatta salva la sicura professionalità di tutti i contributi) ma che convince nell’entusiasmo, nell’urgenza, di un modo di produrre e condividere arte che vuole essere proposta e riflessione su un possibile modo di produrre e condividere vita.

©2011 U-GENE

lunedì 26 settembre 2011

Il Flauto Magico @ Teatro Olimpico

Ieri sera la prima de “Il Flauto Magico” di Mozart secondo l’orchestra di Piazza Vittorio al teatro Olimpico di Roma: spettacolo da non perdere! (22 settembre- 2 ottobre).

Riletto, smontato, reinventato, rielaborato in sei lingue e a ritmo di jazz, rap, mambo, pop, come se l’opera di Mozart facesse parte di tutte le culture musicali dell’orchestra di Piazza Vittorio, questo Flauto magico è come se fosse una favola tramandata in forma orale e giunta in modi diversi a ciascuno dei musicisti. Come accade ogni volta quando una storia viene trasmessa di bocca in bocca, le vicende e i personaggi si sono trasformati e anche la musica si è allontanata dall’originale, diventando IL FLAUTO MAGICO SECONDO L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO!

Questo gruppo, nato dall’iniziativa di Mario Tronco nel 2002, annovera fra le proprie file artisti provenienti dai quattro angoli della terra, ha pubblicato due album e si è esibito ormai in centinaia di concerti in tutto il mondo. Nonostante queste premesse il salto a Mozart è stato notevole, quasi vertiginoso. Tanto più che la maggior parte degli artisti, musicisti di strada di estrazione musicale pop, non aveva mai sentito neanche parlare di Mozart e qualcuno non era neanche capace di leggere le note sul pentagramma!

La musica originale, trasformata negli arrangiamenti di Mario Tronco e Leandro Piccioni, rivela ed esalta le potenzialità dell’orchestra con il suo bagaglio interculturale. I temi e le armonie di Mozart stringono la mano alla musica etnica e a quel particolare melange di pop, reggae, rock e jazz che contraddistingue l’orchestra romana. Un Flauto magico contemporaneo ambientato in una moderna società multirazziale. Non c’è da stupirsi allora se Tamino e Pamina, Papageno, Sarastro e gli altri personaggi cantano in wolof, spagnolo, arabo, tedesco, portoghese e inglese e suonano con strumenti anomali, legati alle loro culture musicali (il
cavaquinho, le congas, la kora, il dumdum, il sabar, la tabla e via dicendo) per dar vita ad un prodotto finale di alta qualità musicale e indiscusso coinvolgimento emotivo ed estetico. Originale le scenografie, delicati acquarelli di Lino Fiorito che richiamano l’idea della favola, e le didascalie disegnate su pannelli per i recitativi.

Mozart si sarebbe divertito moltissimo e questo è il complimento più grande che si può fare a questo spettacolo. I musicisti e i cantanti sono eccellenti: ricordiamo per tutti Maria Laura
Martorana, la Regina della Notte. La storia del Flauto magico e la sua poesia sono conservate: gli artisti quando devono impersonare i vari personaggi indossano costumi teatrali sontuosi e coloratissimi.

Il ritmo è incalzante e trascinante: un’opera davvero adatta a grandi e piccini. La gioia di Mozart sarebbe alle stelle: la sua musica è diventata ancora più universale e immortale.

© 2011 Rosi

sabato 17 settembre 2011

ROBERTO CIOTTI & Friends @ Auditorium del Massimo


La manifestazione si inserisce nel più ampio contesto del progetto BITS OF FUTURE: Food for all, sostenuto, promosso e sponsoriz-zato dall'associazione "Scienza per l'amore" in partnership con la società BioHyst. Il progetto promuove la tecnologia Hyst che, come dimostrato e certificato da più di un istituto universitario, è in grado di ricavare da biomasse agricole, anche di scarto, prodotti destinati all'alimentazione umana e zootecnica, all'industria chimica ed alla produzione di energie alternative.
Caratteristica del prodotto Hyst è il recupero, da materie organiche come il cruscame, di una farina idonea all'alimentazione umana, ad alto contenuto di ferro, zinco proteine e vitamine. Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione nell'ambito del trattamento delle materie prime e soprattutto degli scarti. Attraverso questa tecnologia, infatti, gli scarti della lavorazione dei paesi industrializzati potranno diventare alimento base per i paesi più poveri e biocarburanti per tutti.

Al momento il macchinario in grado di applicare la tecnologi Hyst è stato posto sotto sequestro della magistratura a seguito di una inchiesta giudiziaria legata al principale finanziatore del progetto e i tempi della magistratura italiana
difficilmente sposano il criterio di urgenza imposto dalla problematica affrontata. C'è solo da sperare che tutto possa essere risolto e chiarito nel minor tempo possibile.

In questo scenario prende corpo il concerto "Roberto Ciotti & Friends" nella sua terza edizione con un Ciotti sempre sensibile ai temi dell'ambiente ed umanitari. La serata si apre con un omaggio proposto dai paesi dell'Africa (il Senegal in particolare) primi destinatari dei frutti della tecnologia Hyst che propongono, nella vivacità che è propria di questi popoli, suoni e danze della loro tradizione colorando con semplicità la scena atraverso strumenti e costumi inusuali per il mondo del "blues" ma che sicuramente hanno saputo catturare l'attenzione degli oltre 600 spettatori presenti in sala.


Danze e ritmi tribali lasciano presto il posto alla prima ospite "friend", Silvana Scarabello, accompagnata dal ritmo potente e sincopato della chitarra acustica di Attilio Costa. La voce di Silvana, composta e bilanciata, dirompe forte nella sala con l'obiettivo di preparare il pubblico alla presenza degli altri ospiti. Non tardano ad arrivare Luciano Gargiulo & Mick Brill Electric trio con il loro groove underground, la splendida voce di Lucy Campeti che, accompagnata al piano da Luciano Zanoni, ha regalato intensi momenti di blues vocalizzato con stile naturale e coinvolgente, con voce graffiante ed aggressiva, che a tratti si sa esprimere anche in sottile e personale voce roca. Ultimo, ma non meno attraente "friend" è il gruppo Vocintransito composto da Susanna Stivali, Desirè Petrocchi, Fabiola Torresi e Simona Rizzi (al piano un onnipresente Luciano Zanoni). Belle e brave, a loro il compito di chiudere la carrellata dei friends con il loro inconfondibile stile, con i vocalizzi, con quei giochi che riescono bene solo quando si è davvero "friends". E dalla platea si sente!



Finalmente arriva il secondo set, tutto diretto dal grande Roberto Ciotti, è un po' tardi e qualcuno alla mia destra si è addormentato sulla poltrona, altri hanno "abbandonato la nave" prima di sprofondare nelle braccia di Morfeo. Le poche defezioni lasciano però maggiore spazio a chi, affezionato ed incuriosito, ha colto in questa l'occasione di partecipare e condividere l'esperienza di un concerto di grande respiro. Roberto ripropone quasi tutti i brani del suo ultimo lavoro con qualche inclusione di pezzi più datati. lo stile è sobrio, Roberto, padrone indiscusso della scena, non rinuncia al suo look abituale con gli occhiali da sole sotto il panama, una camicia comoda, tanta voglia di fare musica e di divertirsi sperimentando e sperimentandosi nel confronto con tutti i suoi friends. Ne scaturisce una grande serata dove i friends si alternano sul palco alla formazione base, ma soprattutto dove ogni spettatore presente ha avuto il suo momento per sentirsi "friend". Roberto Ciotti ci ha abituato al suo blues ed al perfetto suono della sua chitarra, ha scelto con cura il suo gruppo che vede alle tastiere Luciano Zanoni, Flavio Vargas alle percussioni e Fabiola Torresi al basso e cori. mi piace ascoltare certa musica, non per lo stile o la qualità che a questo livello sono indiscutibili, ma per l'affiatamento, per la voglia che si respira di suonare insieme e di proporre un dialogo corale dove c'è spazio per tutti e dove ognuno apporta con la propria arte un contributo unico che solo unito a tutti gli altri regala al pubblico momenti di rara eccellenza. Grazie Roberto per aver voluto questa serata, per il progetto proposto, il fine umanitario, ma soprattutto per aver messo insieme ed alternato sul palco tanti professionisti pronti a mettersi in gioco per regalare il dono della propria arte, e grazie a tutti gli artisti che con tanta serenità si sono alternati meravigliando ed incantando un pubblico ormai sempre più desideroso di buona musica. Eccola.

giovedì 14 luglio 2011

YANN TIERSEN @ VILLA ADA

Va bene, lo ammetto, che c’è di male? Sono andata a Villa Ada con delle aspettative su questo concerto, e queste aspettative avevano il suono un po’ struggente delle ruote di bicicletta, della fisarmonica e dei campanelli di Amelie o della malinconia nostalgica di Goodbye Lenin. Lo so che sono troppo infantile e lo so che non posso pretendere stasera i nanetti da giardino o i barattoli di cetriolini sottaceto della DDR, ma quando si accendono le luci ho tante suggestioni, tanti ricordi in testa e sono un po’ emozionata....

Yann compare in scena con un violino che fa ben sperare e quattro musicisti, ma la melodia devia subito in strutture elettriche spietatamente stridule, spietatamente monotone, spietatamente sperimentali; lui cerca di reinventare e di sorprendere, ma non mi commuove né mi colpisce per l’originalità. Mi vengono in mente gli Air, tra l’altro, ma senza quella loro tipica e rarefatta grazia sognante. Se ero venuta in cerca di malinconia, stasera sento una tristezza quasi dura; se di solito mi piace che qualcuno provi a riscrivere una melodia conosciuta, stasera la sento distorta, tradita…

Yann, lo so che vieni dal punk e posso immaginare che a un certo punto non ne potevi più di atmosfere da cineteca, ma… eri un po’ il custode di alcuni miei ricordi e di alcune mie emozioni, non potevi cedere a qualche brano di repertorio, così, in onore dei vecchi tempi al bistrot?

Forse sono troppo nostalgica, mi dico, forse non sono aperta al nuovo, e guardo il pubblico in cerca di spunti, ma anche i più agguerriti in prima fila mi sembrano congelati, l’atmosfera non è calda in questa serata di luglio. Un ragazzo mi passa accanto e dice un po’ stizzito: “Se vado a sentire De Gregori, voglio De Gregori”.

È il prezzo della fama, Yann! Se un disco ti ha fatto conoscere al grande pubblico, devi immolare almeno una vittima al suo altare, se non altro per scaramanzia, per rispetto a quello che hai suscitato nel pubblico per tanto tempo: quella divina nostalgia che anche da grande ti fa venire in mente le atmosfere dell’infanzia, della perdita dell’innocenza, della prima corsa in bici per le vie di Parigi…


© 2011 GHIGHLI

giovedì 9 giugno 2011

Donatella Girombelli @ Palazzo Odescalchi

"Senza Eleganza nel cuore non c'è eleganza" con questa frase di YSL, Lucia Odescalchi, perfetta padrona di casa ha presentato nella splendida corinice di Palazzo Odesclachi a Roma il libro della sua amica nonchè nota stilista di Jenny e Byblos, Donatella Girombelli.

Madrina d'eccezione e sempre affascinanante, Isabella Ferrari ha regalato al pubblico la lettura di alcuni brani tratti dal libro, mentre la giornalista Laura Laurenzi e la storica del costume Sofia Agnoli con domande ed interventi ben costruiti hanno dato vita ad un'interessante dialettica sulle motivazioni che hanno spinto La Girombelli a scrivere questa sua opera prima. La stilista dopo un decennio lontano dalla moda, ha visto crescere l'esigenza di fissare i ricordi di una vita in questo meraviglioso diario di immagini e racconti a volte singolari ,su tutto cio' che lo stravagante mondo della moda e dello spettacolo le ha fatto vivere durante la sua lunga carriera.
Si avverte molta poesia, e il desiderio di condividere emozioni e vissuti con il pubblico, gli amici, e tutti coloro che amanti della creatività, della moda, dei viaggi, vedono nella stilista un'icona di stile e femminilità.

Il compito di una stilista dice la Girombelli, "deve essere quello aiutare la donna ad essere piu' bella,esaltandone la femminilità, senza costringere a diete ossessive", parole che si ascoltano con estremo piacere in un 'epoca in cui non è permesso essere "normali".

Bellissima infine la presentazione del volume allestita all'interno dello showroom di gioelli disegati da Lucia Odescalchi, pezzi unici nei quali l 'accostamento tra pietre e materiali da' vita ad oggetti dalle forme eleganti e molto speciali.

Il volume, i cui ricavati andranno in aiuto dei bambini affetti dalla sclerosi multipla, si trova in vendita presso la libreria Cremese di via Belsiana a Roma, un bel modo per accostarsi al mondo della moda rendendo questo gesto ancor piu' significativo.




by ©Alearch 2011

martedì 7 giugno 2011

CLASSICO CARIOCA @ Alexander Platz

Susanna Stivali: voce

Alessandro Gwis: pianoforte

Luca Pirozzi: basso elettrico

Emanuele Smimmo: batteria



L'Alexander Platz, la piazza più famosa del jazz nella capitale, l'unico locale che farebbe perdere la pazienza anche a un buddha. Ancora mi chiedo se nel 2011 si possa tollerare che un esercente risponda "il pos non prende la linea che non funziona bene". Non perchè la risposta sia sgrammaticata, a questo ormai ci stiamo abituando, ma perchè in tutto l'anno la risposta è stata sempre la stessa! Ma i dubbi passano subito quando vedo che su 15 tavoli serviti durante la serata, a nessuno, dico nessuno, è stata consegnata una ricevuta per la consumazione. Ho dovuto insistere per avere la mia, per poi sentirmi dire "che problema c'è? Se la chiede, la ricevuta, noi la facciamo, altrimenti, se il cliente non la chiede, non serve". Questa, nel mio paese, oltre che "frase sgrammaticata", si chiama evasione. Un tempo non era onorevole, ma evidentemente ora le cose non sono più così. Ecco perchè questo paese non ha più nulla da darmi se non nelle sue espressioni artistiche.

Sul mio tavolo, accanto al menù, fa bella mostra di se il coperchio di una scatola di veleno topicida, che dire? Per fortuna, dopo aver bevuto la peggiore coca-cola della mia vita (e ce ne vuole a non riuscire a servire neppure una coca-cola decente!!!), finalmente inizia il concerto.


In poche battute scambiate con Susanna Stivali prima dell'inizio, mi informo sulla sua recente esperienza brasiliana. Le brillano gli occhi mentre mi parla, è emozionata e le parole non si fermano. Avrebbe tanto da raccontare ma il tempo è tiranno e dobbiamo tagliare corto, altri amici da salutare ed un concerto da cantare. Resta la sensazione, l'emozione che si respira, la carica interiore. Un vulcano Susanna, che ha ancora tutto da raccontare, e sale sul piccolo palco insieme al suo gruppo, tutti sostituti, mi dirà poi, ma che sostituti!

Il progetto è un viaggio tra le canzoni di Chico Barque e propone brani noti e meno noti. L'interpretazione di Susanna colpisce dritta all'emozione fin dal primo brano"Che sarà", delicata ma incisiva, articolata ma diretta, la voce di Susanna Stivali si sovrappone agli strumenti accompagnandoli o rispondendo attraverso i suoi schemi non convenzionali. E' uno stile tutto suo che, unito al suo effetto crea forme armoniche e forme ritmiche uniche. Accanto a Susanna spiccano le figure della sua band, Luca Pirozzi, in particolare che, sebbene non entusiasta della sua prestazione, regala momenti di profonda passione, da suo basso sgorgano rigogliosi fraseggi imprevedibili ricchi non solo di note, ma di sound, di ritmo e di poesia. Alessandro Gwis al piano ed Emanuele Smimmo alla batteria completano le orchestrazioni offrendo arrangiamenti colti e misurati.


Tra tutti i brani mi resta in mente Construção il cui testo, sottolineato dalla splendida interpretazione, appare quanto mai attuale nei contenuti eppure, nella sua tragicità si presenta con la purezza e la dolcezza di una poesia classica. Grazie Susanna di averlo inserito in scaletta! La serata corre via, come accade sempre quando si sta particolarmente bene, il tempo fugge e si fa tardi, ci accorgiamo dunque di essere arrivati alla fine del concerto con ancore nelle orecchie e nel cuore tanta voglia di ascoltare ancora musica, questa musica, questa Susanna che, timidamente, sale ancora sul palco per concedere un bis: ma non è mai abbastanza. Torno a casa con la voglia di ascoltarla ancora, magari, spero, in un altro locale...


sabato 4 giugno 2011

JAZZ BLACK GROOVE TRIO @ Pentagrappolo Wine Bar

Giulia La Rosa: voce, percussioni

Elisabetta Serio: pianoforte

Patrizio Sacco: basso elettrico



Il Pentagrappolo è un rinomato wine bar della capitale fortemente voluto da qualcuno che di musica se ne intende ed ha cercato di favorire l'acustica in tutti i modi. Il risultato è uno dei migliori "wine bar" dove ascoltare musica posto in una via che a Roma evoca il jazz ad ogni passo.

La serata era calda, quando sono arrivato gli artisti stavano prendendo gli ultimi accordi per la scaletta, una sigaretta e poi via....

Inizia un nuovo viaggio tra le note di questo gruppo. Giulia La Rosa ed Elisabetta Serio le avevo già apprezzate in passato (vedi articolo al Good Cafè), per questo le aspettative erano alte. Avevo la forte curiosità di ascoltare Elisabetta Serio suonare un pianoforte vero: "sarà tutta un'altra cosa!" mi dicevo. Ed eccoli iniziare...


Giulia La Rosa è una cantante di grande esperienza e sa come attirare il pubblico, inizia lentamente con gli standard più semplici (un Summertime tanto per gradire) lavorati con la sua voce speciale, profonda nei bassi e roca al punto giusto. Inizia in punta di piedi di fronte ad un pubblico "assente" e distratto, ma Giulia chiude gli occhi e canta, la sua musica penetra ed il suo cuore danza. Danza a tal punto che quando li riapre tutta la sala è attenta e trascinata da questo sound, dal ritmo lento scandito dal basso. Giulia è semplice e trasmette serenità nella sua dimensione del canto, per questo mi piace ascoltarla dal vivo, per l'espressione profondamente serena e sorridente che assume e che rende il suo canto carismatico e meditativo.


Ma Giulia non è sola in questo progetto, ha sempre a fianco musicisti d'eccezione. Patrizio Sacco, per esempio, non avevo mai avuto l'occasione di ascoltarlo ed ho scoperto un grande musicista, puntuale e misurato. Estroso, mai eccessivo, Patrizio ha accompagnato ogni brano concedendosi, nei soli, fraseggi importanti. Accompagnamenti ritmica e contrappunto hanno dato nuova forza ai brani. Patrizio Sacco è un piacevole improvvisatore che sa bene come sottolineare, con il suo strumento, i diversi momenti ritmici: è il "gusto" che fa la differenza. Infine Elisabetta Serio, una pianista di cui ormai mi ritengo "artisticamente" innamorato. Avevo ragione, con un vero piano è tutta un'altra cosa!!! Le improbabili posizioni delle sue mani lasciano uscire dallo strumento suoni precisi, accordi profondi. Elisabetta entra nel pianoforte ed è un tutt'uno con lo strumento, questo poi diventa a volte percussivo, a volte melodico, armonico e ritmico, incarna ogni sensazione voglia essere trasmessa. Siamo di fronte ad un vero e proprio talento, siamo di fronte ad una magia rara di cui l'orecchio non è mai sazio. Elisabetta Serio completa il lavoro di Giulia La Rosa non solo accompagnandone le armonie, ma sostenendone le emozioni.


Ascoltare questo trio diventa un esperienza che ognuno dovrebbe avere la possibilità di vivere, non solo per la qualità della musica e per la genuinità dell'espressione artistica, ma soprattutto per la semplicità della comunicazione empatica che consente ad ogni brano di arrivare dritto al cuore.

A risentirvi presto!!!


lunedì 16 maggio 2011

Maria Pia De Vito @ Centrale Montemartini

Sabato 14 maggio, ore 22.30: la notte dei musei. Tra le tante proposte scelgo quella della Centrale Montemartini, la prima centrale termoelettrica di Roma da una decina di anni riconvertita in Museo per ospitare alcune opere romane dei Musei Capitolini. Una fila silenziosa di persone aspetta in un cortile industriale davanti a grandi vetrate illuminate, che più che a una fabbrica fanno pensare ad una piccola Versailles.

L'impatto è forte una volta entrati: archeologia classica e archeologia industriale insieme, le macchine e gli dei, il marmo bianco tra la ghisa nera. Due mondi diametralmente opposti si incontrano in un gioco di contrasti continuo. Antinoo, l'amante dell'imperatore Adriano, spicca candido tra turbine e manometri, torsi di guerrieri e divinità si inseguono tra tubature e bulloni, la musa Polymnia, avvolta nel suo manto, sembra proteggersi dai fumi delle caldaie.

L'effetto è spiazzante ed emozionante, nonostante la folla di studenti, turisti, abitanti del quartiere. L'architettura industriale rende nuove, esotiche, belle le opera classiche e le statue antiche rendono misteriose, affascinanti, suggestive le macchine industriali ristrutturate e l'austera ed elegante architettura della fabbrica. A volte, nei musei antichi e pieni di marmi e stucchi, le statue antiche finiscono per annoiarci; a volte passiamo accanto ad edifici industriali senza alzare gli occhi. Qui si gioca sugli opposti: ci si rende conto che per vedere realmente le cose ci vuole un contrasto. Bianco e nero, bianco e nero.

Forse ci avrà pensato anche la cantante che esce ad esibirsi nel palco allestito tra i macchinari, che indossa una tunica optical: bianco e nero, bianco e nero. È Maria Pia De Vito, accompagnata da Guinga alla chitarra. Anche la sua musica gioca sui contrasti: jazz e canto tradizionale napoletano si fondono in un impasto strano, che piacerebbe ai satiri di Dioniso che guardano con occhi di pietra. “Che lingua è?” chiede qualcuno “Portoghese?”, “Forse inglese?”, “No, è napoletano…”. La voce è roca, morbida, acuta, bassa, melodiosa, stridente, perfetta per l'ambiente: sa di macchine e di fumo, ma anche di vele candide e mari azzurri.

Esco insoddisfatta delle mie solite abitudini mentali e un po' più convinta che gli opposti possono non solo attrarsi, ma anche convivere e che nella vita, forse, non bisogna avere paura delle differenze e dei contrasti, ma valorizzarli per ricreare bellezza … e penso che ci tornerò, perché la Centrale ha un programma di concerti jazz (Montemartini Blue Note) ogni venerdì e sabato sera dal 20 maggio al 4 giugno.


© 2011 GHIGHLI

mercoledì 27 aprile 2011

CRISTOFORO GORNO @ Palazzo delle Esposizioni

CRISTOFORO GORNO – NELLE MANI DI UN DIO QUALUNQUE
Aliberti Editore

Presentato in una delle sale della libreria ARION del Palazzo delle Esposizioni il libro esordio di Cristoforo Gorno, frutto del suo profondo amore per il mondo Ellenico e dei suoi viaggi di esplorazione e curiosità. Ho conosciuto Cristoforo in una serata dai risvolti insoliti, schierati dalla stessa parte in un agguerrito torneo di bigliardino nello studio di un comune amico artista. Il suo modo di “cantar storie” ricco di particolari iconografici che dipingono perfettamente i luoghi attraversati è così affascinante, che mi è sembrato naturale veder tutto questo trasformato in un romanzo. Bravissima la giornalista Fiamma Satta che con le sue domande ha sviscerato paesi, personaggi, immagini, accompagnata dagli interventi del professore archeologo Valerio Massimo Manfredi, che con Cristoforo, condivide le passioni per i miti Greci e la storia, oltre ad alcune trasmissioni televisive.
Il romanzo, come lo ha definito Fiamma, è un Caleidoscopico susseguirsi di storie che “teletrasportano” il lettore da una parte all’altra del mondo intrecciando le vite dei personaggi con quelle degli Dei, punto di riferimento di ogni fatto. Alcune delle storie sono vere, intensa quella della ragazza si Sarajevo che, per avvertire i genitori sordomuti dell’inizio della guerra, poggia le loro mani sulle pareti di casa lasciando percepire le vibrazioni dovute ai bombardamenti. Dalla Germania alla Spagna all’Amazzonia, al Messico, Gorno riproduce l’emozione dei viaggi interiori ed esteriori in queste dodici storie sospese tra vicende vere e mondo onirico, dalle quali si è piacevolmente rapiti. “Atena, dea gloriosa, occhi scintillanti, saggia, cuore inflessibile, vergine angusta, che sempre scandaglia la notte con la luce del suo sguardo acceso” è tra tutte quella della quale mi piacerebbe vestire i panni.

by ©Alearch 2011

domenica 17 aprile 2011

Alessio Delfino - Tarots @ GALLERIA FRANZ PALUDETTO

La galleria Franz Paludetto offre sempre dei punti di vista nuovi e fuori tendenza nel panorama dell’arte contemporanea e soprattutto delle gallerie romane. In mostra questa volta tre opere di grandi dimensioni dell’artista Alessio Delfino che ci raccontano della sua visione degli Arcani Maggiori dei Tarocchi Marsigliesi. Le tre “dee” rappresentate nelle foto sono legate dal sottile filo del rigore ed osservano, statuarie, dai tre lati dell’unico raccolto ambiente che compone la galleria. “L’imperatrice” domina la sala con il suo sguardo magnetico ed intrigante; lo spettatore è così agganciato ed attirato fin dentro la foto, ad osservare ogni piccolo dettaglio, arrivando quasi a percepire la pelle vellutata, o il freddo metallo dello scudo.

Alla sua destra la “Papessa”, incorniciata tra due colonne riconduce alla simbologia tra Sacro e Profano, mentre dal lato opposto il contrasto è giocato tra la pelle scura e lucida della modella e la poltrona in pelle d’oro sulla quale posa.
Ancora una volta Franz, con l’aiuto dell’artista e sua compagna Daniela Perego, brava e simpatica padrona di casa, ci regala uno spunto di riflessione inusuale sull’arte ed in particolare sulla fotografia.



by © Alearch 2011

sabato 16 aprile 2011

Giulia La Rosa Quartet @ Good Cafè

Giulia La Rosa
(voce and drum)

Elisabetta Serio
(piano)
Steve Mariani
(basso)
Stefano Corrias
(batteria)

Era una sera di pioggia incerta, entro nel solito Caffè a Trastevere per mangiare un boccone, bere (forse) un buon vino nella speranza di ascoltare della musica live. Mi affaccio nella sala e scorgo sul fondo due visi ormai noti; Steve Mariani e Stefano Corrias. "Cominciamo alla grande!", mi dico, li ho già sentiti suonare altre volte, mai insieme, ma entrambi mi piacciono molto. Poco so del resto del gruppo. Con Giulia La Rosa ci eravamo già incrociati scambiando solo due parole in un jazz club, ma non avevo avuto mai modo di ascoltarla, mentre Elisabetta Serio mi è del tutto sconosciuta (è bene ammettere la propria ignoranza a volte). Ascolto con attenzione le ultime note del sound check e resto letteralmente a bocca aperta: quattro battute e già avevo capito che la serata sarebbe stata densa di sound e di nuove emozioni.
La piccola sala, dove comincia a sentirsi la mancanza di un tocco femminile, non tarda a riempirsi di affezionati e turisti, americani e spagnoli, chiassosi finchè la band non inizia a suonare. Fin dal primo brano è chiaro a tutti che non si sta assistendo ad una performance qualunque, la band non è sul palco per suonare dei pezzi e passare la serata: qui si fa musica nel senso intimo del sintagma fare musica. Perchè "fare musica" non è sparare del suono più o meno gradevole fuori dagli amplificatori, "fare musica" è una filosofia, un modo di essere, un modo di vivere e di comunicare. Questo ci regala in questa serata Giulia La Rosa con il suo sguardo sereno ed il suo sorriso spontaneo. Giulia canta con voce profonda ed una tecnica particolare che la fa giocare con le note modulando i toni fino a divenire il quarto strumento del gruppo, ma non è sola e questo assume una particolare importanza: la magia non si sarebbe compiuta se non ci fossero stati tutti gli altri componenti del gruppo. Stefano Corrias alla batterias (ormai si dice così) che alternando bacchette e spazzole ha sempre dato il giusto supporto ed il via ai giochi tra gli strumenti che, a loro volta, hanno sempre risposto con attenzione e puntualità. Steve Mariani (vecchia conoscenza) al basso elettrico per l'occasione che ha spinto oltre ogni limite le cinque corde a sua disposizione regalandoci ritmo, groove, e soli di preziosa fattura improvvisando, sognando e rispondendo con professionalità al richiamo del gruppo. Infine Elisabetta Serio (mi domando come abbia potuto vivere senza fino ad oggi!), una pianista d'eccezione, un raro talento che unisce in un unico tocco la dolcezza della Marcotulli, la fantasia di Rea e l'ossessività di Jarrett. Da una formazione come questa non poteva che scaturire una serata spettacolare, tutto il quartetto, abilmente diretto da Giulia La Rosa, ha suonato lasciando enormi spazi all'improvvisazione ed alle iniziative personali. Il repertorio è vastissimo e spazia pescando in almeno un cinquantennio di musiche famose: dagli standard del jazz, passando per Sting, Beatles e Doors.
Gli sguardi intensi tra i musicisti che si cercano per lanciarsi delle sfide, per giocare chiamando un fraseggio a cui rispondere alternando tutti gli strumenti, la voglia di scherzare e di scoprire, la meraviglia di incantarsi dei risultati raggiunti, la gioia di suonare e davvero fare musica: questo è il bagaglio che ci hanno lasciato e con il quale, i fortunati avventori della serata, sono tornati a casa. Voce, basso, batteria e tastiera in un continuo rincorrersi, richiamarsi, ruotare intorno al tema, ricercarsi, emularsi e rispondersi hanno creato nella sala quella magia mistica e leggera, fantasiosa e profonda che si prova solo perdendosi in un quadro di Matisse.
Un quartetto d'eccezione, che ha numeri da vendere e ancora tanto entusiasmo da regalare. Questo è quello che cerco quando vado ad ascoltare musica. Questo è il senso profondo di questo blog che, in tutta umiltà, non vuole fare della critica musicale ma semplicemente restituire agli artisti parte di quelle emozioni che gli artisti stessi hanno saputo stimolare con il loro lavoro.
Davvero bravi!

mercoledì 13 aprile 2011

Kristina Granata 4tet @ Alexander Platz

E' una Kristina spumeggiante quella che ho incontrato l'altra sera all'Alexander Platz lo storico locale Romano del Jazz. L'ambiente è gradevole ma, come sempre, la cortesia è demandata all'iniziativa del singolo, Kristina ci accoglie con un grande sorriso, da vera padrona di casa, affannata tra una telefonata pre concerto e l'attenzione da rivolgere agli altri convenuti. Non si fa attendere e puntuale sale sul piccolo palco del locale accompagnata dalla sua band: veterani del jazz a servizio di una nuova voce fresca ed innocente che fin dai primi brani ci regala brividi di passione. Il repertorio scelto appartiene al più classico degli standard, spazia da Cole Porter a George Ghershwin e in ogni brano, abilmente misurato sulle potenzialità degli artisti, tutti concorrono a al completamento ed al perfezionamento dei suoni che si fondono, insieme alla voce, lasciando il giusto spazio ai singoli. Kristina è emozionata, ma padrona della sala e del palco, scherza con il pubblico, con la band, non si lascia distrarre da qalche commento di troppo che arriva dalla sala. Kristina affronta la serata con la sua semplicità, con l'umiltà di chi vuole regalare delle emozioni e si è preparata da tempo per questo appuntamento. Le emozioni non tardano ad arrivare, nascono dall'unione di tutto il quartetto che si muove compatto, con esperienza e disinvoltura spaziando tra i brani e giocando con il ritmo. Kristina Granata è indiscusso capitano di questa formazione di musicisti storici. Con il suo sorriso accompagna ogni brano, la voce scivola sulle note sfiorandole o rimarcandole secondo le sensazioni che ci vuole trasmettere, c'è una grande capacità di controllare la voce che si miscela all'emozione di calpestare un palco così importante: ne esce un mix particolarmente intenso dove professionalità e vulnerabilità si alternano e si fondono fino a divenire, per il pubblico, coinvolgimento puro.
Il concerto si svolge tutto d'un fiato, e la band si mette sempre in maggiore evidenza. Si nota una particolare intesa artistica tra Kristina e l'eccellente pianista Riccardo Biseo, si capiscono al volo attraverso sguardi sottratti alla sala. Riccardo regala spunti di eccezionale portata e soli da brivido in più di un'occasione, è un pianista completo e di grande esperienza, conosce lo strumento e sa bene come controllarlo regalando note pulite in articolazioni mai banali. Analogamente Giorgio Rosciglione al contrabbasso e Lucio Turco alla Batteria accompagnano la serata con grande serietà e sapienza mettendo in campo tutto il loro sapere fare musica.
Una bella serata, un bel quartetto da ascoltare e riascoltare nelle occasioni offerte dalla capitale.

sabato 9 aprile 2011

Nico Vascellari - Blond @ MACRO

NeroMagazine, ha scelto questa volta la red conference room del Museo Macro come palcoscenico per la presentazione del Libro opera d’arte di Nico Vascellari “BLOND” alla presenza, tra gli altri, dell’artista Luigi Ontani oltre alle piu’ accreditate gallerie di Roma. Conosciuto come uno dei piu’ importanti tra gli artisti Italiani della generazione punk hardcore, Nico ha tenuto alta l’attenzione per tutta la durata dell’intervista. L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad un uomo che ha fatto del collezionismo ossessivo la sua missione, scegliendo con accuratezza i soggetti e rifiutando la regola che vuole nello scambio la via piu’ diffusa per accaparrarsi pezzi introvabili. Famosa la sua immensa raccolta di foto e materiale sulla modella Kate Moss. Tra le collezioni piu’ preziose quella di vinili, circa 3.000, recuperati spesso con modalità antiche e improbabili; singolare la storia di una delle sue copertine, donatagli dalla famiglia di un amico musicista morto di overdose.
Vascellari, eclettico, è musicista, artista, collezionista, irriverente, controcorrente, attirato da tutto cio’ che la normalità conformata rifiuta; la sua etichetta VON ARCHIVE esprime perfettamente il valore che lui attribuisce all’immagine ed al contenuto dei dischi. Il libro-opera sulle “bionde”, presentato questa sera, collezione di 200 pagine non rilegate di fashion magazines raccolte in dieci anni di lavoro, strappate, fotografate, stampate su carta patinata e conservate in un cofanetto nero, esprime esattamente la cura ossessiva con la quale Nico esplica la sua catarsi senza curarsi del tempo che ci vorrà per portare a compimento il suo lavoro. La serata prende vita dopo le 22 nell’appartamento loft di Delfina Fendi dove personalità del mondo dell’arte e dello spettacolo si ritrovano per festeggiare il nuovo lavoro di Nico. Tra un cocktail ed un bicchiere di vino sbircio ed osservo la scena, si intrattengono la giornalista Adriana Polveroni, la collezionista e art dealer Ines Musumeci Greco, l’artista Ra di Martino, della brillante gallerista Romana Paola Capata director di MONITOR, Elisabetta Benassi prossima ad esporre alla Biennale di Venezia, l’artista tedesco Max Renkel oltre a public relation women foundraising e, ovviamente lo staff di NERO.
Non ultimo l’artista e compagno di Delfina Fendi Claudio SantaMaria che un po’ in disparte sembra studiare con attenzione i gruppi di discussione.
Perfetta la musica, interessante l’atmosfera creata dalle luci dimmerate e dalle candele, ottimi i cocktail, sarebbe stato interessante trovare anche un ambiente un po’ più aperto alla convivialità ed alla condivisione.


by © Alearch 2011

venerdì 1 aprile 2011

Pino Vastarella @ èstile gallery

"Teatro di seta e ferro" è il titolo che Pino Vastarella ha voluto dare alla sua mostra, nascosta nel meraviglioso spazio che èstile gallery mette a disposizione in Via Chiana. Già l'ambiente è accogliente e colloquiale, informale e rassicurante in un connubio di oggetti di design, d'arte celata tra libri e pubblicazioni di grande pregio. Da tempo fruisco questo spazio inteso più come salotto della cultura del bello, della ricerca, dello stile e dell'arte grafica che come punto vendita: un vero concept store. Negli spazi di èstile è facile conoscere, conoscersi, scoprire e condividere passioni con avventori occasionali o fruitori assidui, una sorta di "open club" per chi ama l'arte e vuole condividere le sue passioni con semplicità sorseggiando un te, una cioccolata o un caffè...
In questo contesto, in questo crocevia di sguardi indiscreti ed assetati di una nuova cultura del bello, già dal primo piano, fanno capolino le opere della mostra di Pino Vastarella: abiti abilmente dipinti con colori acrilici resi opachi grazie a tele preparate con fondi in carta, gesso, reti ed altro.
La ricerca dell'artista è legata all'abito di ferro e di seta, dalle armature del '500 agli abiti di Christian Dior del '900, l'abito ha sempre rappresentato una protezione che da materiale si è sempre più trasformata in psicologica. L'abito come "schermo", l'abito protettivo, la corazza che prima si riempie di vezzosità e poi, nel tempo si trasforma in abito artistico, fusione di forme e colori per appagare l'effimero senso del gusto.
Questo è il percorso che ci propone Pino Vastarella in questa sua mostra nella quale mi accompagna illustrandomi le tecniche, qualche significato ed esprimendo con il brillare degli occhi tutta la sua passione. Un percorso interessante attraverso armature ed abiti, il tocco è gradevole, pieno di dettaglio, le rese cromatiche stupefacenti. Le opere, tutte di dimensioni importanti, si susseguono senza mai saziare l'occhio, abiti e armature, dal forte rosso al bronzo ruggine, dal giallo intenso all'acciaio dorato, ogni opera è accompagnata da un verso dell'Ariosto (dall'Orlando Furioso), quasi a voler rimarcare la natura fortemente legata al passato anche del concetto di abito moderno.
Abiti e armature, vuoti, nudi, privi dell'anima e del corpo che li abita perchè all'abito lasciamo la sua effimera esteriorità per mantenere la sostanza salda nel visitatore. Il quadro diventa quindi specchio per chi vuole vestirsi degli abiti della fantasia, da gran dama o da cavaliere, il quadro diventa trampolino per pensieri sempre più alti, pesanti come il ferro o leggeri come la seta, che solo l'uomo, nella sua nuda essenza, potrà mai intuire.

Via Chiana, 15
- 00198 ROMA (RM)
tel: 068555337
fax: 068555204

giovedì 31 marzo 2011

YAYOI KUSAMA @ Gagosian Gallery

Arte e mondanità si uniscono come sempre alla Gagosian Galleria di Roma, solo 2 ore per presenziare, possibilmente farsi fotografare, e dire “c’ero anche io”!
Le sale diventano salotto dando spunto per incontri ludici, d’affari, amorosi e quant’altro si allontani il più possibile dall’arte. Affascinanti sono tuttavia, in questo appuntamento di Marzo, le istallazioni che si mescolano ai quadri e hanno come tema predominante i “pois”. Prima tra tutte Reach up to the Universe, dotted pumpkin – uno specchio a forma di zucca bucata e vuota, rosso lacca nel suo interno, immersa in una stanza anch'essa rossa e pervasa di specchi concavi, circolari come i buchi, l'impressione è che la zucca sia esplosa, sembra di entrare in un mondo surreale e fiabesco. Il cubo formato da specchi diverte.
I fori circolari, di varie dimensioni sparsi sulle quattro pareti, permettono di esperire riflessioni giocose di se, degli altri curiosi e dei mille DOT che si creano.
Le multi cromie dei ritratti formati da “pois”, pallini o dot che dir si voglia sono ipnotizzanti e si riflettono assieme ai monocromatici grandi quadri sempre di dot nella immensa sala del “ Narcissus Garden” (istallazione di centinaia di sfere specchiate sparse a terra che valsero notorietà all’artista alla 33° Biennale a Venezia nel 1966).
Impossibile non apprezzarne la matericità, per noi comuni mortali con gesti goffi rubati agli sguardi dei sorveglianti mentre Luigi Ortani si è divertito a posare per i fotografi raccogliendo le sfere e improvvisando mimiche degne di un artista eclettico. Pepi Marchetti ha fatto gli onori di casa indossando una camicia verde a pois oro in perfetta armonia con il tema della mostra.


GAGOSIAN GALLERY
YAYOI KUSAMA
MARCH 25 - MAY 7, 2011
Via Francesco Crispi 16
00187 Rome
T. 39.06.4208.6498 F. 39.06.4201.4765
Hours: Tue-Sat 10:30-7 & by appointment



by © Alearch & U-Gene 2011

lunedì 28 marzo 2011

KATIA RIZZO & RETRO' BAND @ CAFFè LATINO


Parlare di Katia Rizzo e della Retrò Band è un po' emozionante, ma sono certo che ne parlerò ancora perchè nella città è una delle Band che spiccano per freschezza ed energia. Ascoltarli suonare è piacevole. Katia, minuta nella sala, diventa un leone sul palco, affascina con i suoi sorrisi e con le sue movenze. Il locale, il Caffè Latino, non ha un'acustica invidiabile, e l'impianto, progettato per la discoteca, non ha lasciato spazio alle sonorità dal gusto "retrò" proposte dalla Band, ma la serata è stata frizzante e divertente. Il repertorio appartiene al nostro dna, canzoni sentite e risentite in mille modi diversi, Katia ci mette l'anima, le affronta non rileggendole ma rileggendosi. L'impressione è quella di un artista che non ha interesse nel portare un repertorio datato nei tempi moderni ma, al contrario, desidera portare i tempi moderni nel repertorio passato. Per questo, ascoltando attentamente, sparisce il contesto, sparisce il caos e anche la difficoltà imposta dall'impianto acustico. Tutto svanisce per dare spazio a quelle sensazioni di una vita che ricresce attraverso caramelle, parole, bambole e mille bolle blu. Sono veri artisti quelli che ti sanno far sognare con loro, che ti conducono nel loro spazio, ti accolgono nella loro musica. Per questo la Retrò Band ha una marcia in più, ha la capacità di fare centro con il suo repertorio semplice, ha energia da vendere, ha carattere e forza che viene fuori dal palco attraverso i loro sorrisi, tra gli sguardi di intesa, le scelte dei brani e la ricerca delle note sulla tastiera.
Una certezza Luciano Zanoni alla tastiera, anche se l'impianto del locale non ha premiato l'uso del pedale, sono spiccati grandi spunti di jazz, di funky e fraseggi di classe; Nicola Casali (special guest) dal tocco importante di milleriana memoria, ha scelto per il suo basso un suono molto anni ottanta per il repertorio ma che non stonava affatto introducendo, con il suo stile, una spinta in più. Alla batteria Riziero Bixio, nascosto dietro il suo strumento lavora sodo senza soluzione di continuità, mi colpisce sempre l'espressione dei batteristi perchè sembra che stiano con la testa da un'altra parte, ma una cosa mi ha incuriosito in questo caso: la serena gioia di suonare e l'equilibrio tra "servizio" ed "espressione" ovvero la serenità con cui porre lo strumento al servizio del gruppo diviene espressione della propria arte.
Infine Katia Rizzo, indiscussa star della serata, retrò nel canto, nel vestito nelle smorfie e nello smalto (che quasi le stavo per rovinare). Katia ha sposato in tutto e per tutto questo suo progetto musicale, e si esprime pienamente in esso. La sua voce fluttua tra i toni diversi senza mai imitare gli autori ma mescolando ad ogni brano parte della sua personalità. E' il vero motore della Band e si percepisce subito, ha carisma, ha fascino, ha una grande capacità di comunicazione, sa trascinarti e farti divertire il tutto con una disarmante semplicità. Apprezzabili infine le coreografie di Marica Galli ed i cori (nascosti) di Agnese Valle.
Da vedere sempre!

martedì 22 marzo 2011

Susanna Stivali @ Alexander Platz

Era domenica sera, già tardi quando decidevo di andare ad ascoltare Susanna Stivali all'Alexander Platz. Alle spalle avevo una giornata di pieno relax, sport la mattina e un pranzo in riva al mare per festeggiare, in anticipo, la primavera.
Non è bastata la sgradevole accoglienza che solo lo storico Alexander Plax sa riservare ai suoi fruitori e neppure la somministrazione di una caipirinha incopatibile anche con la più squallida fiera di paese; non è bastata l'improbabile carta delle consumazioni o la vergognosa e banale giustificazione: "il POS non prende" (come se nel 2011 ancora ci dovessimo credere!!!) ...tutto questo non è bastato a farmi passare il desiderio e la curiosità di avvicinarmi a questo nuovo progetto musicale.
Ero in buona compagnia e ben disposto all'ascolto di una voce a me già nota. L'avevo infatti ascoltata in altre occasioni, su progetti diversi, in quartetto, mai da sola, ed ero davvero curioso. Mi ha accolto con un sorriso, prima del concerto, uno scambio di battute al volo che lasciano trasparire il calore di chi affronta la sua serata con profonda serenità. Pochi minuti per prepararsi e finalmente Susanna Stivali, meravigliosamente accompagnata al pianoforte, ci porta nel suo mondo vocale fatto di melodie e ska, di voce che rincorre le note tra note che rincorrono la voce. Dai giochi vocali del "Tango del se" ad una versione contratta di "Theme from New York, New York" dove la voce, dotata di straordinaria estensione specie verso il basso, si fonde con le particolari ed inconfondibili sonorità del piano fender; dalle dolci parole di "Accarezzami amore" (testo di Alda Merini) all'intrigante versione di "Nina, Si voi dormite" di Gabriella Ferri, in un continuo susseguirsi di brani e di giochi, Susanna Stivali ti porta a passeggio tra le note, ti illustra il suo mondo, ride, gioca, canta, improvvisa e scherza con tutto quello che conosce della musica e delle note, complice il suo effetto con il quale crea ed improvvisa svelando un nuovo mondo pieno di voci.
E' brava Susanna Stivali, consapevole delle sue grandi capacità ma semplice nel suo modo di presentarle, non espone il suo stile, ma ti prende per mano, ti accompagna cantando ogni nota nel suo stile creativo e costruendo il precorso da seguire insieme.
C'è anche molta sana ambizione, la voglia di scardinare i modelli standard, c'è innovazione e tradizione, ricerca di nuove assonanze e dissonanze, quel distonico che rimane nell'orecchio e, appena finito, ne vorresti ancora. Il progetto che ha presentato prevede la partecipazione di cinque diversi pianisti in altrettante serate, tutte da ascoltare.
Piace davvero questa Susanna che, "Sospesa", "...sa dirci come respira prima di cantare". Da non perdere!

venerdì 18 marzo 2011

Don Juan & The Saguaros Live @ Good Cafe'

Juan Fragalà: chitarra e voce
Poor Bob: chitarra elettrca
Gianluca Giannasso: batteria
Federico JolkiPalki Camici: basso

Il sapore delle ballad e l'energia del Rock'n'Roll in questa serata che, malgrado la piaggia, ha visto riempirsi la piccola sala del Good Cafè a trastevere. Don Juan & The Saguaros hanno coinvolto il pubblico ed i passanti che spesso ho visto fermarsi oltre il vetro retro palco. Quattro musicisti, quattro barbe, un'aria austera, grande serietà e una totale assenza di sorrisi sono stati gli ingredienti che hanno dato il via alla serata. La musica straordinariamente omogenea, l'intesa tra i musicisti è impressionante, grande professionalità segno di ore ed ore di prove. Nulla è lasciato al caso, nessuna pecca acustica, un sound check oltremodo accurato che forse ha lasciato solo il basso un po' troppo in evidenza. Piace ascoltare Don Juan & The Saguaros, dalle prime ballad agli ultimi rock'n'roll i brani si sono susseguiti tutti d'un fiato, affaticando ed assetando il gruppo che, dopo aver iniziato a scaldarsi, si è sciolto regalando maggiore interazione, e qualche sorriso in più. Sembra ancora viva le febbre del rock'n'roll, e tutta la sala non riesce ad astenersi dal battere il tempo (peccato che il senso del ritmo appaia, per molti, davvero irraggiungibile), Don Juan & The Saguaros lentamente ci portano nel loro mondo legato all'America Centrale, al Messico in particolare, associando effetti che regalano alla chitarra di Poor Bob sapienti ed intriganti sonorità latinoamericane. Piacevole ascoltare tanta musica in levare, dove contrappunto e pause usati con maestria danno ad ogni brano nuovo respiro e straordinaria poesia. Un unico disco nella loro giovane carriera, assolutamente da comprare: Don Juan, dal suo "secondo" brano in poi, ha scritto tutta musica davvero interessante, bravi!
Da vedere e non dimenticare!




martedì 15 marzo 2011

PATRIZIO MARIA @ GOOD CAFFè roma

Patrizio Maria: voce, chitarre, giocattoli colorati
Danilo Bigioni: basso e toys
Stefano Corrias: batteria e toys


Una serata inattesa quella trascorsa ieri al Good Cafè. Tutto si svolge come al solito con informale ritualità: gli artisti sono sul piccolo palco ad effettuare il sound check, i soliti problemi del prima concerto... e poi via.
Apre il concerto un gruppo dal provocatorio nome, gli "Amianto", che propone una scaletta di brani originali ostici per le armonie ed il timbro vocale. Immediato si insinua il richiamo alla richiesta di incentivi per lo smaltimento dell'amianto, ma nulla da fare, i ragazzi non si perdono d'animo e portano a termine il loro lavoro. Troppo giovani forse per il palco, ma nella loro forma grezza hanno saputo proporre testi di kafkiana natura con interessanti spunti e collegamenti futuristi.
Poi finalmente ho avuto il piacere di ascoltare la vera (all) Star della serata. Patrizio Maria inforca la stessa chitarra che si lamentava tra le braccia del chitarrista rasta degli Amianto e... qualcosa di magico deve essere accaduto sotto il mio naso senza che nessuno se ne accorgesse perchè da quello stesso strumento iniziano ad uscire suoni ricchi ed emozionanti.
La serata è stata davvero divertente, alternata ed accompagnata da brani semplici di sano pop italiano, pieno di quegli elementi strutturali che hanno reso grande la musica del nostro paese.
Motivi con ritornelli particolarmente orecchiabili conditi da una esecuzione eclettica, dove le timbriche vocali abbandonano gli schemi canonici per cavalcare quelli della fantasia.
A suo modo Patrizio Maria trascina e si lascia seguire anche dai più scettici, li porta nel suo mondo surreale fatto di strade statali, colori, all star, in un sobborgo romano tra Nuova Delhi e Londra, il tutto calato in una realtà fortemente legata al quotidiano. E' un'architettura di geniale complessità composta da elementi semplici e concreti, visioni comuni e gesti ordinari artisticamente disposti e presentati per essere accompagnati dal suo sound, affatto banale, che colpisce diritto alle emozioni.
Il supporto, infine, è di eccezionale forza, colpisce tanto il basso stacanovisticamente suonato da Danilo Bigioni quanto la barreria scanzonata e sobria di Stefano Corrias.
Da ascoltare e riascoltare contro il logorio della vita moderna.