sabato 16 aprile 2011

Giulia La Rosa Quartet @ Good Cafè

Giulia La Rosa
(voce and drum)

Elisabetta Serio
(piano)
Steve Mariani
(basso)
Stefano Corrias
(batteria)

Era una sera di pioggia incerta, entro nel solito Caffè a Trastevere per mangiare un boccone, bere (forse) un buon vino nella speranza di ascoltare della musica live. Mi affaccio nella sala e scorgo sul fondo due visi ormai noti; Steve Mariani e Stefano Corrias. "Cominciamo alla grande!", mi dico, li ho già sentiti suonare altre volte, mai insieme, ma entrambi mi piacciono molto. Poco so del resto del gruppo. Con Giulia La Rosa ci eravamo già incrociati scambiando solo due parole in un jazz club, ma non avevo avuto mai modo di ascoltarla, mentre Elisabetta Serio mi è del tutto sconosciuta (è bene ammettere la propria ignoranza a volte). Ascolto con attenzione le ultime note del sound check e resto letteralmente a bocca aperta: quattro battute e già avevo capito che la serata sarebbe stata densa di sound e di nuove emozioni.
La piccola sala, dove comincia a sentirsi la mancanza di un tocco femminile, non tarda a riempirsi di affezionati e turisti, americani e spagnoli, chiassosi finchè la band non inizia a suonare. Fin dal primo brano è chiaro a tutti che non si sta assistendo ad una performance qualunque, la band non è sul palco per suonare dei pezzi e passare la serata: qui si fa musica nel senso intimo del sintagma fare musica. Perchè "fare musica" non è sparare del suono più o meno gradevole fuori dagli amplificatori, "fare musica" è una filosofia, un modo di essere, un modo di vivere e di comunicare. Questo ci regala in questa serata Giulia La Rosa con il suo sguardo sereno ed il suo sorriso spontaneo. Giulia canta con voce profonda ed una tecnica particolare che la fa giocare con le note modulando i toni fino a divenire il quarto strumento del gruppo, ma non è sola e questo assume una particolare importanza: la magia non si sarebbe compiuta se non ci fossero stati tutti gli altri componenti del gruppo. Stefano Corrias alla batterias (ormai si dice così) che alternando bacchette e spazzole ha sempre dato il giusto supporto ed il via ai giochi tra gli strumenti che, a loro volta, hanno sempre risposto con attenzione e puntualità. Steve Mariani (vecchia conoscenza) al basso elettrico per l'occasione che ha spinto oltre ogni limite le cinque corde a sua disposizione regalandoci ritmo, groove, e soli di preziosa fattura improvvisando, sognando e rispondendo con professionalità al richiamo del gruppo. Infine Elisabetta Serio (mi domando come abbia potuto vivere senza fino ad oggi!), una pianista d'eccezione, un raro talento che unisce in un unico tocco la dolcezza della Marcotulli, la fantasia di Rea e l'ossessività di Jarrett. Da una formazione come questa non poteva che scaturire una serata spettacolare, tutto il quartetto, abilmente diretto da Giulia La Rosa, ha suonato lasciando enormi spazi all'improvvisazione ed alle iniziative personali. Il repertorio è vastissimo e spazia pescando in almeno un cinquantennio di musiche famose: dagli standard del jazz, passando per Sting, Beatles e Doors.
Gli sguardi intensi tra i musicisti che si cercano per lanciarsi delle sfide, per giocare chiamando un fraseggio a cui rispondere alternando tutti gli strumenti, la voglia di scherzare e di scoprire, la meraviglia di incantarsi dei risultati raggiunti, la gioia di suonare e davvero fare musica: questo è il bagaglio che ci hanno lasciato e con il quale, i fortunati avventori della serata, sono tornati a casa. Voce, basso, batteria e tastiera in un continuo rincorrersi, richiamarsi, ruotare intorno al tema, ricercarsi, emularsi e rispondersi hanno creato nella sala quella magia mistica e leggera, fantasiosa e profonda che si prova solo perdendosi in un quadro di Matisse.
Un quartetto d'eccezione, che ha numeri da vendere e ancora tanto entusiasmo da regalare. Questo è quello che cerco quando vado ad ascoltare musica. Questo è il senso profondo di questo blog che, in tutta umiltà, non vuole fare della critica musicale ma semplicemente restituire agli artisti parte di quelle emozioni che gli artisti stessi hanno saputo stimolare con il loro lavoro.
Davvero bravi!

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