mercoledì 27 aprile 2011

CRISTOFORO GORNO @ Palazzo delle Esposizioni

CRISTOFORO GORNO – NELLE MANI DI UN DIO QUALUNQUE
Aliberti Editore

Presentato in una delle sale della libreria ARION del Palazzo delle Esposizioni il libro esordio di Cristoforo Gorno, frutto del suo profondo amore per il mondo Ellenico e dei suoi viaggi di esplorazione e curiosità. Ho conosciuto Cristoforo in una serata dai risvolti insoliti, schierati dalla stessa parte in un agguerrito torneo di bigliardino nello studio di un comune amico artista. Il suo modo di “cantar storie” ricco di particolari iconografici che dipingono perfettamente i luoghi attraversati è così affascinante, che mi è sembrato naturale veder tutto questo trasformato in un romanzo. Bravissima la giornalista Fiamma Satta che con le sue domande ha sviscerato paesi, personaggi, immagini, accompagnata dagli interventi del professore archeologo Valerio Massimo Manfredi, che con Cristoforo, condivide le passioni per i miti Greci e la storia, oltre ad alcune trasmissioni televisive.
Il romanzo, come lo ha definito Fiamma, è un Caleidoscopico susseguirsi di storie che “teletrasportano” il lettore da una parte all’altra del mondo intrecciando le vite dei personaggi con quelle degli Dei, punto di riferimento di ogni fatto. Alcune delle storie sono vere, intensa quella della ragazza si Sarajevo che, per avvertire i genitori sordomuti dell’inizio della guerra, poggia le loro mani sulle pareti di casa lasciando percepire le vibrazioni dovute ai bombardamenti. Dalla Germania alla Spagna all’Amazzonia, al Messico, Gorno riproduce l’emozione dei viaggi interiori ed esteriori in queste dodici storie sospese tra vicende vere e mondo onirico, dalle quali si è piacevolmente rapiti. “Atena, dea gloriosa, occhi scintillanti, saggia, cuore inflessibile, vergine angusta, che sempre scandaglia la notte con la luce del suo sguardo acceso” è tra tutte quella della quale mi piacerebbe vestire i panni.

by ©Alearch 2011

domenica 17 aprile 2011

Alessio Delfino - Tarots @ GALLERIA FRANZ PALUDETTO

La galleria Franz Paludetto offre sempre dei punti di vista nuovi e fuori tendenza nel panorama dell’arte contemporanea e soprattutto delle gallerie romane. In mostra questa volta tre opere di grandi dimensioni dell’artista Alessio Delfino che ci raccontano della sua visione degli Arcani Maggiori dei Tarocchi Marsigliesi. Le tre “dee” rappresentate nelle foto sono legate dal sottile filo del rigore ed osservano, statuarie, dai tre lati dell’unico raccolto ambiente che compone la galleria. “L’imperatrice” domina la sala con il suo sguardo magnetico ed intrigante; lo spettatore è così agganciato ed attirato fin dentro la foto, ad osservare ogni piccolo dettaglio, arrivando quasi a percepire la pelle vellutata, o il freddo metallo dello scudo.

Alla sua destra la “Papessa”, incorniciata tra due colonne riconduce alla simbologia tra Sacro e Profano, mentre dal lato opposto il contrasto è giocato tra la pelle scura e lucida della modella e la poltrona in pelle d’oro sulla quale posa.
Ancora una volta Franz, con l’aiuto dell’artista e sua compagna Daniela Perego, brava e simpatica padrona di casa, ci regala uno spunto di riflessione inusuale sull’arte ed in particolare sulla fotografia.



by © Alearch 2011

sabato 16 aprile 2011

Giulia La Rosa Quartet @ Good Cafè

Giulia La Rosa
(voce and drum)

Elisabetta Serio
(piano)
Steve Mariani
(basso)
Stefano Corrias
(batteria)

Era una sera di pioggia incerta, entro nel solito Caffè a Trastevere per mangiare un boccone, bere (forse) un buon vino nella speranza di ascoltare della musica live. Mi affaccio nella sala e scorgo sul fondo due visi ormai noti; Steve Mariani e Stefano Corrias. "Cominciamo alla grande!", mi dico, li ho già sentiti suonare altre volte, mai insieme, ma entrambi mi piacciono molto. Poco so del resto del gruppo. Con Giulia La Rosa ci eravamo già incrociati scambiando solo due parole in un jazz club, ma non avevo avuto mai modo di ascoltarla, mentre Elisabetta Serio mi è del tutto sconosciuta (è bene ammettere la propria ignoranza a volte). Ascolto con attenzione le ultime note del sound check e resto letteralmente a bocca aperta: quattro battute e già avevo capito che la serata sarebbe stata densa di sound e di nuove emozioni.
La piccola sala, dove comincia a sentirsi la mancanza di un tocco femminile, non tarda a riempirsi di affezionati e turisti, americani e spagnoli, chiassosi finchè la band non inizia a suonare. Fin dal primo brano è chiaro a tutti che non si sta assistendo ad una performance qualunque, la band non è sul palco per suonare dei pezzi e passare la serata: qui si fa musica nel senso intimo del sintagma fare musica. Perchè "fare musica" non è sparare del suono più o meno gradevole fuori dagli amplificatori, "fare musica" è una filosofia, un modo di essere, un modo di vivere e di comunicare. Questo ci regala in questa serata Giulia La Rosa con il suo sguardo sereno ed il suo sorriso spontaneo. Giulia canta con voce profonda ed una tecnica particolare che la fa giocare con le note modulando i toni fino a divenire il quarto strumento del gruppo, ma non è sola e questo assume una particolare importanza: la magia non si sarebbe compiuta se non ci fossero stati tutti gli altri componenti del gruppo. Stefano Corrias alla batterias (ormai si dice così) che alternando bacchette e spazzole ha sempre dato il giusto supporto ed il via ai giochi tra gli strumenti che, a loro volta, hanno sempre risposto con attenzione e puntualità. Steve Mariani (vecchia conoscenza) al basso elettrico per l'occasione che ha spinto oltre ogni limite le cinque corde a sua disposizione regalandoci ritmo, groove, e soli di preziosa fattura improvvisando, sognando e rispondendo con professionalità al richiamo del gruppo. Infine Elisabetta Serio (mi domando come abbia potuto vivere senza fino ad oggi!), una pianista d'eccezione, un raro talento che unisce in un unico tocco la dolcezza della Marcotulli, la fantasia di Rea e l'ossessività di Jarrett. Da una formazione come questa non poteva che scaturire una serata spettacolare, tutto il quartetto, abilmente diretto da Giulia La Rosa, ha suonato lasciando enormi spazi all'improvvisazione ed alle iniziative personali. Il repertorio è vastissimo e spazia pescando in almeno un cinquantennio di musiche famose: dagli standard del jazz, passando per Sting, Beatles e Doors.
Gli sguardi intensi tra i musicisti che si cercano per lanciarsi delle sfide, per giocare chiamando un fraseggio a cui rispondere alternando tutti gli strumenti, la voglia di scherzare e di scoprire, la meraviglia di incantarsi dei risultati raggiunti, la gioia di suonare e davvero fare musica: questo è il bagaglio che ci hanno lasciato e con il quale, i fortunati avventori della serata, sono tornati a casa. Voce, basso, batteria e tastiera in un continuo rincorrersi, richiamarsi, ruotare intorno al tema, ricercarsi, emularsi e rispondersi hanno creato nella sala quella magia mistica e leggera, fantasiosa e profonda che si prova solo perdendosi in un quadro di Matisse.
Un quartetto d'eccezione, che ha numeri da vendere e ancora tanto entusiasmo da regalare. Questo è quello che cerco quando vado ad ascoltare musica. Questo è il senso profondo di questo blog che, in tutta umiltà, non vuole fare della critica musicale ma semplicemente restituire agli artisti parte di quelle emozioni che gli artisti stessi hanno saputo stimolare con il loro lavoro.
Davvero bravi!

mercoledì 13 aprile 2011

Kristina Granata 4tet @ Alexander Platz

E' una Kristina spumeggiante quella che ho incontrato l'altra sera all'Alexander Platz lo storico locale Romano del Jazz. L'ambiente è gradevole ma, come sempre, la cortesia è demandata all'iniziativa del singolo, Kristina ci accoglie con un grande sorriso, da vera padrona di casa, affannata tra una telefonata pre concerto e l'attenzione da rivolgere agli altri convenuti. Non si fa attendere e puntuale sale sul piccolo palco del locale accompagnata dalla sua band: veterani del jazz a servizio di una nuova voce fresca ed innocente che fin dai primi brani ci regala brividi di passione. Il repertorio scelto appartiene al più classico degli standard, spazia da Cole Porter a George Ghershwin e in ogni brano, abilmente misurato sulle potenzialità degli artisti, tutti concorrono a al completamento ed al perfezionamento dei suoni che si fondono, insieme alla voce, lasciando il giusto spazio ai singoli. Kristina è emozionata, ma padrona della sala e del palco, scherza con il pubblico, con la band, non si lascia distrarre da qalche commento di troppo che arriva dalla sala. Kristina affronta la serata con la sua semplicità, con l'umiltà di chi vuole regalare delle emozioni e si è preparata da tempo per questo appuntamento. Le emozioni non tardano ad arrivare, nascono dall'unione di tutto il quartetto che si muove compatto, con esperienza e disinvoltura spaziando tra i brani e giocando con il ritmo. Kristina Granata è indiscusso capitano di questa formazione di musicisti storici. Con il suo sorriso accompagna ogni brano, la voce scivola sulle note sfiorandole o rimarcandole secondo le sensazioni che ci vuole trasmettere, c'è una grande capacità di controllare la voce che si miscela all'emozione di calpestare un palco così importante: ne esce un mix particolarmente intenso dove professionalità e vulnerabilità si alternano e si fondono fino a divenire, per il pubblico, coinvolgimento puro.
Il concerto si svolge tutto d'un fiato, e la band si mette sempre in maggiore evidenza. Si nota una particolare intesa artistica tra Kristina e l'eccellente pianista Riccardo Biseo, si capiscono al volo attraverso sguardi sottratti alla sala. Riccardo regala spunti di eccezionale portata e soli da brivido in più di un'occasione, è un pianista completo e di grande esperienza, conosce lo strumento e sa bene come controllarlo regalando note pulite in articolazioni mai banali. Analogamente Giorgio Rosciglione al contrabbasso e Lucio Turco alla Batteria accompagnano la serata con grande serietà e sapienza mettendo in campo tutto il loro sapere fare musica.
Una bella serata, un bel quartetto da ascoltare e riascoltare nelle occasioni offerte dalla capitale.

sabato 9 aprile 2011

Nico Vascellari - Blond @ MACRO

NeroMagazine, ha scelto questa volta la red conference room del Museo Macro come palcoscenico per la presentazione del Libro opera d’arte di Nico Vascellari “BLOND” alla presenza, tra gli altri, dell’artista Luigi Ontani oltre alle piu’ accreditate gallerie di Roma. Conosciuto come uno dei piu’ importanti tra gli artisti Italiani della generazione punk hardcore, Nico ha tenuto alta l’attenzione per tutta la durata dell’intervista. L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad un uomo che ha fatto del collezionismo ossessivo la sua missione, scegliendo con accuratezza i soggetti e rifiutando la regola che vuole nello scambio la via piu’ diffusa per accaparrarsi pezzi introvabili. Famosa la sua immensa raccolta di foto e materiale sulla modella Kate Moss. Tra le collezioni piu’ preziose quella di vinili, circa 3.000, recuperati spesso con modalità antiche e improbabili; singolare la storia di una delle sue copertine, donatagli dalla famiglia di un amico musicista morto di overdose.
Vascellari, eclettico, è musicista, artista, collezionista, irriverente, controcorrente, attirato da tutto cio’ che la normalità conformata rifiuta; la sua etichetta VON ARCHIVE esprime perfettamente il valore che lui attribuisce all’immagine ed al contenuto dei dischi. Il libro-opera sulle “bionde”, presentato questa sera, collezione di 200 pagine non rilegate di fashion magazines raccolte in dieci anni di lavoro, strappate, fotografate, stampate su carta patinata e conservate in un cofanetto nero, esprime esattamente la cura ossessiva con la quale Nico esplica la sua catarsi senza curarsi del tempo che ci vorrà per portare a compimento il suo lavoro. La serata prende vita dopo le 22 nell’appartamento loft di Delfina Fendi dove personalità del mondo dell’arte e dello spettacolo si ritrovano per festeggiare il nuovo lavoro di Nico. Tra un cocktail ed un bicchiere di vino sbircio ed osservo la scena, si intrattengono la giornalista Adriana Polveroni, la collezionista e art dealer Ines Musumeci Greco, l’artista Ra di Martino, della brillante gallerista Romana Paola Capata director di MONITOR, Elisabetta Benassi prossima ad esporre alla Biennale di Venezia, l’artista tedesco Max Renkel oltre a public relation women foundraising e, ovviamente lo staff di NERO.
Non ultimo l’artista e compagno di Delfina Fendi Claudio SantaMaria che un po’ in disparte sembra studiare con attenzione i gruppi di discussione.
Perfetta la musica, interessante l’atmosfera creata dalle luci dimmerate e dalle candele, ottimi i cocktail, sarebbe stato interessante trovare anche un ambiente un po’ più aperto alla convivialità ed alla condivisione.


by © Alearch 2011

venerdì 1 aprile 2011

Pino Vastarella @ èstile gallery

"Teatro di seta e ferro" è il titolo che Pino Vastarella ha voluto dare alla sua mostra, nascosta nel meraviglioso spazio che èstile gallery mette a disposizione in Via Chiana. Già l'ambiente è accogliente e colloquiale, informale e rassicurante in un connubio di oggetti di design, d'arte celata tra libri e pubblicazioni di grande pregio. Da tempo fruisco questo spazio inteso più come salotto della cultura del bello, della ricerca, dello stile e dell'arte grafica che come punto vendita: un vero concept store. Negli spazi di èstile è facile conoscere, conoscersi, scoprire e condividere passioni con avventori occasionali o fruitori assidui, una sorta di "open club" per chi ama l'arte e vuole condividere le sue passioni con semplicità sorseggiando un te, una cioccolata o un caffè...
In questo contesto, in questo crocevia di sguardi indiscreti ed assetati di una nuova cultura del bello, già dal primo piano, fanno capolino le opere della mostra di Pino Vastarella: abiti abilmente dipinti con colori acrilici resi opachi grazie a tele preparate con fondi in carta, gesso, reti ed altro.
La ricerca dell'artista è legata all'abito di ferro e di seta, dalle armature del '500 agli abiti di Christian Dior del '900, l'abito ha sempre rappresentato una protezione che da materiale si è sempre più trasformata in psicologica. L'abito come "schermo", l'abito protettivo, la corazza che prima si riempie di vezzosità e poi, nel tempo si trasforma in abito artistico, fusione di forme e colori per appagare l'effimero senso del gusto.
Questo è il percorso che ci propone Pino Vastarella in questa sua mostra nella quale mi accompagna illustrandomi le tecniche, qualche significato ed esprimendo con il brillare degli occhi tutta la sua passione. Un percorso interessante attraverso armature ed abiti, il tocco è gradevole, pieno di dettaglio, le rese cromatiche stupefacenti. Le opere, tutte di dimensioni importanti, si susseguono senza mai saziare l'occhio, abiti e armature, dal forte rosso al bronzo ruggine, dal giallo intenso all'acciaio dorato, ogni opera è accompagnata da un verso dell'Ariosto (dall'Orlando Furioso), quasi a voler rimarcare la natura fortemente legata al passato anche del concetto di abito moderno.
Abiti e armature, vuoti, nudi, privi dell'anima e del corpo che li abita perchè all'abito lasciamo la sua effimera esteriorità per mantenere la sostanza salda nel visitatore. Il quadro diventa quindi specchio per chi vuole vestirsi degli abiti della fantasia, da gran dama o da cavaliere, il quadro diventa trampolino per pensieri sempre più alti, pesanti come il ferro o leggeri come la seta, che solo l'uomo, nella sua nuda essenza, potrà mai intuire.

Via Chiana, 15
- 00198 ROMA (RM)
tel: 068555337
fax: 068555204