lunedì 4 giugno 2012

Piera Pizzi – Nu Soul Quartet @ BEBOP JAZZ CLUB


Piera Pizzi: vocals
Federico Laterza: piano
Alessandro Sanna: bass
Alessandro Bastianelli: drums


L'accoglienza del Beb Bob Jazz Club si manifesta fin dalle prime battute, poche parole dedicate al locale, la tessera valida 12 mesi dal momento della sottoscrizione (una rarità  davvero apprezzabile!), grande disponibilità da parte di tutto lo staff: si ha immediatamente l'impressione di entrare a far parte di un club. La cena sobria, che evidenzia un attenzione rivolta più alla qualità del prodotto che alla cucina, fa da giusta cornice all'evento che sta per cominciare.

La disposizione dei tavoli, forse perfettibile, non sempre favorisce il godimento dello spettacolo così come la particolare conformazione degli ambienti non sempre garantisce un'acustica impeccabile. Davvero apprezzabili telecamere, monitor e proiettori che consentono una fruizione su diversi livelli.

Puntualissimi gli artisti salgono sul palco e subito individuo un paio di volti tutt'altro che nuovi. Piera Pizzi ha una voce dalla particolare modularitá in grado di passare da suoni gravi e rochi a sonoritá pulite e acute. La particolare estensione le conferisce la possibilità di affacciarsi su diversi generi musicali affrontandoli con il suo stile ed il suo sound pieno di ritmo e ricco di intuizioni. I toni bassi della sua voce colpiscono fino ad emozionare, i vocalizzi divertono, il sorriso affascina mentre la ritmica ti penetra: questa la mia esperienza durante l'ascolto, mentre tutto intorno il locale vive, ascolta, chiacchiera, in un incessante via vai di camerieri tra bicchieri che cadono e brindisi alla romana. Il pubblico però è attento, Piera lo stimola lo coinvolge fino a farlo cantare con lei lasciando sempre lo spazio di esprimersi a tutti i componenti della band.
La sezione ritmica è affidata ad Alessandro Bastianelli, un batterista dall'anima soul con un tocco in grado di spaziare tra mille generi. Alessandro sa dare voce alla batteria, sa farla parlare, cantare, gridare e sussurrare. Ascoltarlo suonare e ritornare indietro nel tempo di oltre vent'anni è un tutt'uno. Quanta strada fatta da quando eravamo adolescenti, ti ascoltavo e già mi piacevi: grande Ale!
Al pianoforte troviamo Federico Laterza che amerei definire un "ricercatore", mi ha sorpreso e affascinato con le sue infinite combinazioni sempre alla ricerca della modalità espressiva migliore, un pianista che ti fa sentire tutte e dieci le dita, che ti propone l'accordo perfetto per cambiarlo immediatamente in un altro....e ti accorgi che è meglio. C'è grande padronanza non solo dello strumento ma soprattutto della musica e dell'armonia in generale. E si sente.
Al basso, inatteso e fuori programma ritrovo un nome che aveva lasciato un segno nel mio percorso musicale già quando, a novembre dello scorso anno, lo avevo incontrato al The Place (cfr. La Voce della Luna - novembre 2011): Alessandro Sanna. 
Incontrarlo ancora senza saperlo ha immediatamente rievocato il ricordo di quella sera e, inevitabilmente ha innescato un meccanismo di attesa importante. Il suo tocco così particolare, la tecnica mista ed il sound carismatico hanno sicuramente contribuito a dare a questa serata una marcia in più.

L’esibizione, in un unico set, è coinvolgente e si svolge alternando ballad soul e funk: nessuno tra il pubblico riesce ad astenersi dal segnare il ritmo. Mi guardo intorno e vedo chi dondola, chi batte il piede, chi tamburella con le dita, chi muove il collo chi la testa, tra il pubblico un altro grande musicista romano, Roberto Ciotti che, appena rientrato da un’esperienza in Senegal, ha deciso di passare una serata ascoltando buona musica: questo quartetto trascina e noi ci lasciamo trasportare dalle sue note, ci piace!

domenica 6 maggio 2012

CALAMBRE TANGO PRJECT @ 28 DiVino


CALAMBRE TANGO PRJECT:

Lara Bagnati: flauto
Luca Rizzo: sax alto, clarinetto
Paolo Bernardi: piano, arrangiamenti, musiche
Federica Michisanti: contrabbasso
Pietro Fumagalli: batteria




Il 28 DiVino non ha certo bisogno di presentazioni, ogni sera una proposta diversa con una sola certezza: qualità assoluta. Bisogna riconoscere il merito di coloro che si impegnano costantemente non solo per variare e spaziare nella loro offerta ma soprattutto che promuovono la grande qualità espressa dai gruppi più giovani. Essere giovani musicisti, infatti, non vuol dire non essere bravi o meritevoli ma sicuramente vuol dire dover "sgomitare" (e non poco) nel ginepraio imposto dalle strette maglie della rete dei grandi. Trovare spazi e palcoscenici adatti non è quindi facile e il merito di questo jazz club è proprio quello di offrire uno spazio importante anche ai più giovani talenti. Arrivo preparato a questa serata di Tango, dopo aver ripassato, nel pomeriggio, vecchi cavalli di battaglia dei più famosi spaziando da Piazzolla a Galliano a Girotto… tutti i miei miti del tango.
Non avevo mai ascoltato Paolo Bernardi ma avevo letto della sua passione per Piazzolla quindi sono arrivato con delle importanti aspettative alla presentazione di questo loro terzo lavoro. "Almas Heridas" è il brano che da il titolo alla raccolta: un brano dedicato alle vittime del terremoto dell'Aquila nel quale è espressa tutta la paura ed il terrore ossessivo di chi ha vissuto momenti che non potrà più dimenticare. La serata si sviluppa attraverso l'alternanza dei nuovi brani del cd con pezzi presi dalla tradizione per lo più legati ad Astor Piazzolla. Paolo Bernardi non solo dirige il gruppo ma spende per ogni brano qualche parola per contestualizzarlo, inquadrarlo in un periodo storico o sociale della vita degli artisti, per sottolinearne il significato facilitandone l'ascolto e fornendo utili spunti di riflessione e nuove chiavi di lettura. Questa è una delle modalità che preferisco perché sostengono l'ascolto attivo e rendono tutto il pubblico partecipe dell'evento. Così, coinvolto dalla musica e dalle parole, lascio che questo quartetto mi invada con le sue note.  Immediatamente mi sorprendo per il sano equilibrio tra flauto e sax (o clarinetto) che portano i fraseggi ad inseguirsi, superarsi e rincorrersi ancora, come è proprio della tradizione del tango, senza mai cadere nel manierismo o nella banalità. "C'è molto Girotto in tutto questo!" , penso mentre li ascolto suonare, e ne avrò la conferma solo dopo aver scartato il CD. Lara Bagnati e Luca Rizzo portano avanti tutte le melodie scambiandosi i ruoli senza smettere mai di sorprendere, giocano bene con le loro note mostrando talento e passione propria dei grandi musicisti. Pietro Fumagalli alla batteria domina l'incalzare delle ritmiche sempre così mutevoli di uno stile tra i più complessi alternando momenti di presenza importante con altri assolutamente sussurrati. Pregevole anche il lavoro  di Federica Michisanti al contrabbasso: uno strumento decisamente "sproporzionato" direbbe chiunque prima di sentirla suonare o di vedere con quale facilità ne solleva la mole. Infine Paolo Bernardi arrangiatore e autore di molti dei pezzi ascoltati (tutti reinterpretati secondo gli stili dei singoli musicisti), di lui mi ha colpito la semplicità espressiva unita all'estro creativo. La capacità di far sembrare semplice anche l'elemento più complesso. Suonare il Tango in questa forma nuova è un progetto di grande ambizione che facilmente sottopone a tranelli quali la clonazione o, ancor peggio, l'assenza di stile. Qui siamo di fronte ad un quartetto che ha un altro passo, che ha davvero qualcosa da dire attraverso una musica che appartiene ad una cultura e ad un costume lontano: hanno colto questo costume, hanno raccolto l'essenza di questa musica fatta di suoni, ritmi e melodie uniche, hanno interiorizzato ogni elemento per rielaborarlo ed offrirlo nel loro disco, per offrirlo a noi in questa serata come prelibatezza in grado di coinvolgere nell'ascolto e nell'anima. Questa musica ha vita! Lasciarsi trascinare da brani come "Adios Nonino", chiudere gli occhi per toccare due temi che si incontrano, lasciarsi guidare da Paolo Bernardi fino alla fine del "Libertango" è un'esperienza davvero unica e da non perdere. Torno a casa con un nuovo cd: "Almas heridas" (che non dovrebbe mancare sugli scaffali di chi ama la musica) e con un nuovo gruppo da seguire perché, ne sono certo, faranno grandi cose!     



by © 2012 sMacchianera


venerdì 30 marzo 2012

Pati Palma Soul Funk Quartet @ Fonclea

Il Fonclea è sempre lo stesso, un locale storico nel quale chi vive a Roma prima o poi è destinato ad entrare. Un locale che trasuda ricordi, un luogo che porta i segni della storia della musica nella città. La gentilezza del personale fa da contorno ad una serata che si preannuncia tutt'altro che banale.

Pati si presenta in punta di piedi, ed inizia subito una esibizione informale aprendo il dialogo e coinvolgendo un pubblico pronto a divertirsi.

Quello che traspare prima di tutto è il desiderio di divertirsi che regna sovrano sul palco. Fare musica in questa formazione sembra voler dire lasciare libero spazio al divertimento ed alla fantasia, vuol dire improvvisare, sperimentare, giocare e ridere suonando.

Il repertorio scelto, non privo di complessità, si presta agevolmente a tutto questo: ritmiche miste che spaziano dal soul al Rythm and blues, dal be-bop al funky attraversando un universo reinterpretato ad "occhi chiusi" come in un sogno nel quale tutti sono invitati a lasciarsi coinvolgere.

La voce è energica ma bilanciata, il sorriso è coinvolgente, la ritmica fa il resto e le due ore passate in compagnia del Pati Palma Soul Funk Quartet svaniscono in un soffio ma alla fine ne vuoi ancora.

E la sensazione più bella quella di tornare a casa portando con sé (oltre all'odore di fritto) la voglia di ascoltarne ancora, il desiderio di tenere il ritmo e l'attesa di una nuova data.


by ©2012 sMacchianera

domenica 19 febbraio 2012

Elisabetta Serio 4tet @ 28DiVino


Giulio Martino: sax
Giacomo Pedicini: contrabbasso
Leonardo de Lorenzo: batteria
Elisabetta Serio: pianoforte

ospiti
Giulia La Rosa
Maria Sole Gallevi


Il 28DiVino è ormai garanzia di qualità quindi affacciandosi alla porta del locale le attese sono già molto alte, il pubblico è sempre più esigente e sempre più preparato quando si avvicina a progetti speciali come questo. Elisabetta Serio presenta alcuni nuovi brani del suo primo CD: "April" di prossima uscita. Conosco bene Elisabetta, conosco il suo tocco, l'improbabile diteggiatura, il gusto del fraseggio... so bene a quale pioggia di note ci stiamo per esporre
Prima di iniziare le chiedo di parlarmi dei suoi pezzi, per poter ascoltare riconoscendo dentro le note le stesse emozioni che l'artista ha voluto trasmettere. Mi risponde con una parola: "Vita!" Tutto quello che c'è nel quotidiano, le persone che incontri e quelle che non incontri, quello che ti succede, le emozioni la gioia, la stanchezza, la corsa, le parole che dici e quelle che ascolti: la vita nella semplicità di ciò che sei ogni giorno.
In una parola mi ha detto molto di più dei "fili rossi" delle cartelle stampa! Intanto il concerto è iniziato, le note non tardano a rincorrersi, Elisabetta, nascosta dai suoi folti capelli chiude gli occhi per trascinarci tutti, ma proprio tutti, nel suo sogno di "vita". Il gruppo è molto unito, immediatamente salta agli occhi la complicità tra pianoforte e batteria, Leonardo de Lorenzo alterna spazzole, retrospazzole e bacchette sempre con l'occhio teso ad ogni minimo cenno di Elisabetta che lo guida con l'amore di una sorella maggiore. Leonardo, scampato allo spiffero killer, propone un suono fantasioso e una ritmica non banale eseguita con composta sapienza e profonda passione. Al sax, Giulio Martino inizia la serata con il sax tenore, che alternerà con il soprano durante tutto il concerto, è un musicista maturo e di grande esperienza che sa unire stili diversi senza cadere in faziosismi da prima donna. Il sax regala centinaia di note, a volte difficili da seguire tutte per il nostro orecchio poco allenato. Giulio Martino è un musicista consapevole, bravissimo nella tecnica, umile nella personalità che si è espresso in una serata fatta di note, di giochi, di sperimentazioni e di ricerca con grande livello e grande qualità.
A completare la qualità del quartetto è la presenza del contrabbasso di Giacomo Pedicini, la sua ritmica incessante, la capacità di dare ritmo anche con le note mancanti e questo è un segnale di grande intimità con lo strumento e con la musica che suona. A noi piace molto!
Infine Elisabetta Serio, le sue composizioni, l'input sulla "vita" che ci aveva lanciato prima di iniziare, qualche cover interpretata a suo modo tutto concorre a rendere magnifica questa serata. Elisabetta è una delle rivelazioni più importanti degli ultimi anni, è uno di quei pianisti che hanno un tocco che si riconosce subito, è un modo di interpretare la musica, di sentirla e di esprimerla fino a farla sentire diversa.
La serata, dopo due ore volate via, si conclude con un fuori programma: Giulia La Rosa e Maria Sole Gallevi, ospiti in sala, si uniscono per accompagnare con il loro stile inconfondibile l'ultimo brano che risveglia tutta l'Afrika che è in noi.
Nella musica di Elisabetta Serio c'è emozione impressionista, inquietudine moderna, ordine feng shui, rigore accademico, innocente fantasia …tutto questo e molto altro nelle note di una straordinaria pianista. Il disco prende il nome dall'omonimo brano "April" una composizione tutta da ascoltare per il piacere di sentirsi vivi.
Per questo noi lo vogliano subito!


by © 2012 sMacchianera

venerdì 13 gennaio 2012

ZANISI - PIEROTTI - D'ISANTO Trio @ 28DiVino

Una nuova serata, una nuova sorpresa. Questo è il 28DiVino: una struttura che non dimentica mai di essere anche un Club. La proposta è interessante, tre giovanissimi a cui dare spazio, tre promesse a cui dare occasione di esprimersi. Così nella piccola sala sotterranea inizia il concerto, tra molte attese ed un piccolo ma selezionato gruppo di uditori. Brani originali con lo smalto maturo di chi sa come si armonizza un pezzo. La formazione in trio non lascia spazio ad errori ed incertezze. Le composizioni sono davvero molto interessanti, alcune richiamano vecchi schemi anni 80 ma tutte sono esaltate dalla qualità dei musicisti che non tardano a mostrare tutto il loro estro. Francesco Pierotti (contrabbasso) autore di quasi tutti i brani guida la serata presentando rispettosamente ogni pezzo, immediatamente risalta il binomio brano-luogo dove il luogo (statico o dinamico) da elemento della composizione diventa luogo dell'espressione prima e dell'ascolto poi. Il concerto si sviluppa poi come un viaggio (Roma, Terni, Torino) durante il quale gli artisti danno il massimo sfogo al loro estro creativo. Il contrabbasso domina molti dei pezzi spesso dialogando con il pianoforte proprio sul tema portante. Al pianoforte troviamo un superlativo Enrico Zanisi, dallo sguardo giovane ma dalle espressioni musicali già mature. Diventa facile perdersi tra le sue note che sgorgano come da una sorgente di acqua fresca. Questo fa bene al jazz italiano: il coraggio di esprimersi con uno stile nuovo, giovane e pulito come quello che ci ha regalato questo trio. Alla batteria Fabio D’Isanto, o meglio il suo lato "b"! Lo avevo ascoltato qualche giorno prima in un'altra formazione, ma in questa occasione, complice il particolare stato di grazia, forse complice anche l'empatia tra i musicisti e i pezzi in repertorio…. questa sera sembrava un'altra persona. Un lavoro maturo, sapiente, ricercato nello stile e nel tocco.
Al termine del concerto, si sale, si chiacchiera, riemerge la vera natura del Club dove la presenza non è consumistica ma trova ragione nello scambio di esperienze. Si commenta il concerto con gli stessi musicisti, si parla di fotografia, di teatro, di musica, di cinema…. e quello che si è appena ascoltato ancora risuona dentro in tutte le vibrazioni che si sono vissute. Si torna a casa soddisfatti, sazi del cibo, del vino e dell'ascolto. Pronti per nutrirsi ancora con altro cibo, altro vino ed altre note.
Una bella serata al 28DiVino.

martedì 10 gennaio 2012

Leonardo Radicchi 4tet @ 28DiVino

Il 28DiVino è sicuramente uno dei più interessanti jazz club della capitale, tutto è jazz: il clima, l'aria che si respira, lo scambio di esperienze, le foto appese, la grotta… per questo mi piace andare ad ascoltare la musica da loro! E in tante volte che ho avuto il piacere di andarvi, non sono mai state tradite le mie aspettative. Se cercate un vero jazz club, se siete alla ricerca di vera musica, di passione, competenza e nuovi incontri musicali il 28DiVino è il locale per voi. L'esibizione del Leonardo Radicchi 4tet non smentisce quanto appena affermato, inizia in sordina con un brano lento giusto per scaldare l'ambiente, gli strumenti e le mani dei musicisti per poi svolgersi in una singolare alternanza di brani originali composti da un ventenne di grande talento: Leonardo Radicchi. Alle spalle una serie di esperienze importanti che oggi si manifestano in una musica matura, a volte complessa ma mai banale.
Altrettanto giovani i suoi compagni di avventura: Andrea Colella (contrabbasso) un tocco delicato ma sicuro a sostenere ora l'armonia ora la ritmica, un lavoro chiave e di grande qualità; il ventunenne Manuel Magrini, impressionante pianista dall'invidiabile "mano destra", che ci ha proposto una serie interminabile di spunti gradevoli, puliti, precisi da vero talento che sa come dosare tecnica e virtuosismo; Fabio D'Isanto alla batteria ha voluto, in questa occasione, dare un tocco più marcato al suo suono attraverso incisi a volte duri, ma ha saputo accompagnare con delicatezza tutti quei momenti in cui la batteria deve saper accompagnare con i suoi "vuoti". In sintesi quello di Leonardo Radicchi è davvero un bel progetto, propone una musica fresca, nuova e di alta qualità. La giovane età dei musicisti non è dunque un limite ma la peculiarità che consente loro di proporre un repertorio originale con tutte le caratteristiche dei grandi standard. Il tempo vola ed è facile perdersi tra le mille note proposte, il dialogo tra gli strumenti è fluido e si sussegue lasciando spazio alla versatilità dei singoli per poi riunirsi in brevi incisi corali a dimostrazione del grande talento portato sul palco. Il concerto finisce ma resta ancora la voglia di ascoltarne ancora…. segni importanti per chi fa musica, ma anche per chi la ascolta.
Un "grazie" speciale lo dobbiamo al 28DiVino che, con la sua programmazione attenta e sapiente, lascia spazio ai giovani talenti troppo spesso ignorati o resi invisibili nell'Italia dei baroni.