giovedì 14 luglio 2011

YANN TIERSEN @ VILLA ADA

Va bene, lo ammetto, che c’è di male? Sono andata a Villa Ada con delle aspettative su questo concerto, e queste aspettative avevano il suono un po’ struggente delle ruote di bicicletta, della fisarmonica e dei campanelli di Amelie o della malinconia nostalgica di Goodbye Lenin. Lo so che sono troppo infantile e lo so che non posso pretendere stasera i nanetti da giardino o i barattoli di cetriolini sottaceto della DDR, ma quando si accendono le luci ho tante suggestioni, tanti ricordi in testa e sono un po’ emozionata....

Yann compare in scena con un violino che fa ben sperare e quattro musicisti, ma la melodia devia subito in strutture elettriche spietatamente stridule, spietatamente monotone, spietatamente sperimentali; lui cerca di reinventare e di sorprendere, ma non mi commuove né mi colpisce per l’originalità. Mi vengono in mente gli Air, tra l’altro, ma senza quella loro tipica e rarefatta grazia sognante. Se ero venuta in cerca di malinconia, stasera sento una tristezza quasi dura; se di solito mi piace che qualcuno provi a riscrivere una melodia conosciuta, stasera la sento distorta, tradita…

Yann, lo so che vieni dal punk e posso immaginare che a un certo punto non ne potevi più di atmosfere da cineteca, ma… eri un po’ il custode di alcuni miei ricordi e di alcune mie emozioni, non potevi cedere a qualche brano di repertorio, così, in onore dei vecchi tempi al bistrot?

Forse sono troppo nostalgica, mi dico, forse non sono aperta al nuovo, e guardo il pubblico in cerca di spunti, ma anche i più agguerriti in prima fila mi sembrano congelati, l’atmosfera non è calda in questa serata di luglio. Un ragazzo mi passa accanto e dice un po’ stizzito: “Se vado a sentire De Gregori, voglio De Gregori”.

È il prezzo della fama, Yann! Se un disco ti ha fatto conoscere al grande pubblico, devi immolare almeno una vittima al suo altare, se non altro per scaramanzia, per rispetto a quello che hai suscitato nel pubblico per tanto tempo: quella divina nostalgia che anche da grande ti fa venire in mente le atmosfere dell’infanzia, della perdita dell’innocenza, della prima corsa in bici per le vie di Parigi…


© 2011 GHIGHLI